Riccardo Galuppini a 20 anni è il calzolaio più giovane d’Italia

La storia continua. In un periodo in cui i le nuove generazioni sono inclini a cimentarsi con la tecnologia (tra youtuber, influencer, tiktoker e simili), spicca un’eccezione: a 20 anni compiuti, Riccardo Galuppini è il calzolaio più giovane d’Italia. La certificazione gli è stata consegnata a Bologna dall’associazione Calzolai italiani, insieme a colleghi leggermente più «vecchi» di qualche settimana: «A te, collega artigiano, che rappresenti il futuro della nostra categoria, un sincero grazie», recita la relativa targa «San Crispino».
E per il ragazzo di Carpenedolo tale encomio è stata una totale sorpresa: «Non sapeva nulla, pensava fosse un incontro di settore: hanno contattato me per dirmelo», confida papà Maurizio, che lo ha avviato all’attività in modo del tutto singolare. «Mai avrei immaginato di trovarmelo accanto in laboratorio e che se la cavasse egregiamente», insiste il titolare di «Tacco veloce», negozio di via Romanino aperto nel 1989 e dedicato appunto alla riparazione di scarpe.
Le origini
«Io ho iniziato sulle orme di mio padre (aveva una giunteria, ndr) - spiega -, mio figlio aveva invece scelto un’altra strada. Mi ha dunque sconvolto e al contempo emozionato quando, pochi mesi fa, mi ha chiesto di voler provare il mio mestiere». In effetti il «gnaro» classe 2003 sembrava indirizzato a un domani diverso: dopo il diploma al liceo socio-sanitario, un anno fa si è iscritto all’Università Cattolica di Brescia per studiare Psicologia.
Qualcosa, però, non va secondo i piani: «Non mi trovavo a mio agio - confessa - e a gennaio ho deciso di mollare». Cercando allora vie alternative, ha optato per la «soluzione di famiglia». Papà Maurizio, per dirla in dialetto, è infatti un esperto “scarpulì”: con il settore in via d’estinzione, è tra i pochi a vantare ancora un certificato di mestieri girovaghi per prestare servizio in alcuni mercati della provincia e del Mantovano. E aveva proprio bisogno di un braccio destro: «Che ci si creda o no, forse dettata dalla mentalità di preferire la qualità duratura e meno la politica “usa e getta”, le ore di lavoro per sistemare suole, lacci, tacchi e tomaie di calzature e oggetti in pellame sono parecchio aumentate - osserva -. Da solo, ero in difficoltà ad esaurire tutte le richieste. Cercavo un aiutante, ma non credevo di averlo in casa».
Sneakers
Eppure è così. Ecco due mani in più, muoversi agilmente tra macchinari moderni e d’antan: «Sono contento di questa scelta - afferma oggi Riccardo -: pur alle prime armi, questo lavoro mi piace tanto. Adoro in particolare tenermi in aggiornamento e dedicarmi alle sneakers». Sì, la storia continua.
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