Radio Kiev: «Sul piano internazionale il quadro è da guerra mondiale»

Un ponte tra l'Italia, dove vive, e l'Ucraina, dove è nato e cresciuto. Slava è un uomo di 48 anni che vive nella Bassa Bresciana e che ogni sera si collega con amici e parenti che vivono in città e villaggi sotto gli attacchi dei soldati russi. Ogni giorno, attraverso Slava, parleremo con chi sta vivendo la guerra in prima persona: questo progetto si chiama «Radio Kiev» ed è a cura di Tonino Zana.
Slava allarga la visione della guerra al resto del mondo e guarda con apprensione all'incontro tra il leader delle Turchia e della Russia: «Guardiamo cosa uscirà dall'incontro Erdogan-Putin, non ci sarà soltanto la questione siriana e sarà inevitabile che l'Ucraina sarà al centro delle conversazioni. Aspettiamo nelle prossime ore l'avanzata dei russi su Kerson e Zaphorizia e altre aree vicine. I russi cercano di attaccare per sedersi con il massimo dei territori conquistati al tavolo di una trattativa. L'Ucraina non è d'accordo sulle concessioni di Donbass e Crimea. Sul piano del conflitto le forze ucraine stringono l'accerchiamento su Kherson e puntano verso Izium. Se l'operazione militare riesce, allora la trattativa diventa completamente diversa.
Sul piano internazionale tutto si complica, le tensioni tra Serbia e Kosovo, Taiwan e Stati Uniti, Israele e Iran, si forma un quadro da guerra mondiale con riferimento alla guerra in Ucraina. Dall'inizio della guerra, in modo irregolare, con gente che va e viene, esce e rientra dai confini dell'Ucraina, si parla di 10 milioni di ucraini usciti dalla loro patria. Prima della guerra eravamo oltre 40 milioni di persone, oggi siamo un quarto di meno. Nel 2014, nel Donbass c'erano 8 milioni di persone adesso saranno forse 2 milioni.
Si tratta di una guerra molto tecnologica anche se la resistenza non perde la tattica del mordi e fuggi. La paura, ribadisco, si riferisce alle tensioni nel mondo che possono calamitarsi con alleanze da una parte e dall'altra sulla guerra dell'Ucraina con la Russia. Brutto segno, il maggiore focolaio per una guerra totale è quanto accade in Ucraina, il focolaio va spento, in fretta, altrimenti sarà sempre più complicato controllare le tensioni e gli scontri tra un esercito e un altro esercito. Anche perché, spesso, la politica decide una guerra, ma poi non riesce a controllarla e sono i generali a decidere sul campo di battaglia. Il potere militare rischia di avanzare sul potere politico».
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