Bassa

Radio Kiev: «Gli esperti sostengono, all'unanimità, un rallentamento della guerra»

Slava è un uomo di 48 anni che vive nella Bassa Bresciana e che ogni sera si collega con amici e parenti che vivono in Ucraina
Una cerimonia funebre a Bucha
Una cerimonia funebre a Bucha
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Un ponte tra l'Italia, dove vive, e l'Ucraina, dove è nato e cresciuto. Slava è un uomo di 48 anni che vive nella Bassa Bresciana e che ogni sera si collega con amici e parenti che vivono in città e villaggi sotto gli attacchi dei soldati russi. Ogni giorno, attraverso Slava, parleremo con chi sta vivendo la guerra in prima persona: questo progetto si chiama «Radio Kiev» ed è a cura di Tonino Zana.

«Gli esperti sostengono, all'unanimità, di un rallentamento della guerra» spiega Slava, il nostro corrispondente sulla guerra, gli ucraini tegono le posizioni gudagnate verso Kherson e i russi non contrattaccano né a sud né a est. Abbiamo sentito di un uso di aerei militari soltanto una volta nelle ultime 24 ore.

«Il terzo corpo di riserva russo è di 15mila soldati, forse 10mila rispetto ai 60mila che si volevano raccogliere. 
Probabilmente i soldati russi cercheranno di rinforzarsi su Zaphorhizia e avanzare da Donetsk, adesso cercano di raggruppare le truppe. Lavora l'artiglieria e non si capisce la strategia. Ripeto, entrambe le parti sono rallentate.
Ad autunno l'avanzata sarà molto più difficile. Putin ha promesso di occupare tutto l'est entro il 15 settembre, sembra non vero.

La visita alla centrale nucleare dell'Agenzia dell'Onu è poco importante; i russi non hanno permesso di parlare con i lavoratori e la visita è sempre stata sottoposta alla viglianza degli uomini di Putin. I giornalisti non sono potuti entrare. L'Agenzia si muove con molta difficoltà. Qualcuno è rimasto, poche persone e non si riesce a comprendrere cosa possono fare. Anche perché la Russia finanzia per una parte significativa l'Onu, ha un diritto di veto e l'Agenzia con sede a Vienna sul controllo nucleare dipende dall'Onu. 

La partita si consumerà sul campo di battaglia, purtroppo sarà così. E che alternativa si può pensare con un capo come Putin ai confini? La diplomazia entrerà in campo quando la guerra avrà disegnato un quadro chiaro, chi ha vinto e chi ha perso».

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