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Processo Green Hill: la sentenza slitta al 23 gennaio

La difesa ha chiesto l’assoluzione dei quattro imputati «perché il fatto non sussiste»
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Slitta al prossimo 23 gennaio la sentenza del processo Green Hill. Lo ha stabilito la prima sezione penale del Tribunale di Brescia al termine dell’udienza di oggi durante la quale il pm Ambrogio Cassiani ha chiesto le condanne per i quattro imputati. Vale a dire i vertici dell’allevamento di cani beagle chiuso a Montichiari nel 2012.
 
Chiesti tre anni per Ghislane Rondot e due per Bernard Gotti, co-gestori di Green Hill 2001 della Marshall Bioresources e della Marshall Farms Group. Chieste inoltre e una condanna di due anni per Roberto Bravi e di tre anni e sei mesi per Renzo Graziosi, rispettivamente direttore e veterinario dell’allevamento.
 
La difesa ha invece chiesto l’assoluzione dei quattro imputati «perché il fatto non sussiste». Secondo l’avvocato Luigi Frattini, legale dei vertici di Green Hill, «non ci sono state violazioni e qualora non fossero state rispettate alcune norme scatterebbe solo una sanzione amministrativa. Inoltre - ha aggiunge il legale di Green Hill - non c’è stata condotta dolosa».
 
Di parere opposto il pm Ambrogio Cassiani, che nella sua requisitoria aveva parlato di una precisa strategia di Green Hill. «Non curare i cani malati, perché non conveniva, andava contro l’obiettivo finale dell’azienda. Era dunque meglio sacrificare i cani».
 
Secondo l’accusa sarebbero stati 6.023 i beagle morti all’interno di Green Hill dal 2008 al 2012 contro i 98 morti successivamente al sequestro dell’allevamento.
 

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