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«Lo zaino non è necessario per andare a scuola»

Triplicato in due anni il numero delle classi che hanno aderito al progetto «socratico»
Piccoli studenti di una classe «Senza zaino» - Foto  © www.giornaledibrescia.it
Piccoli studenti di una classe «Senza zaino» - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Due anni fa, primo esempio in provincia di Brescia, l'Istituto comprensivo di Leno decideva di aderire alla «Scuola senza zaino», un modello che prevede un modo nuovo di vivere e organizzare la scuola, con gli insegnanti che non stanno in cattedra (che infatti non c'è), per lavorare attivamente nelle diverse zone in cui è suddivisa l'aula, assumendo, come accadeva con Socrate, il ruolo di «regista» capace di suscitare interrogativi più che pretendere risposte.

Il nome del progetto dipende dal fatto che lo zaino non è necessario perché, oltre a tavoli, pedane, mobili a giorno, archivi ed altro ancora, nelle classi i bambini trovano tutto ciò di cui hanno bisogno: schedari, computer, giochi, libri, quindi materiali per scrivere, disegnare, modellare... Trovano tutto il necessario, insomma, per l’apprendimento.

A due anni di distanza, è possibile un primo bilancio, che appare oltremodo positivo. Non solo nei numeri (alla primaria cinque classi nel 2016, 13 classi quest'anno, 19 classi da settembre; idem ala materna, dove l'anno prossimo le sezioni «Senza zaino» saranno 17), non solo nel gradimento (hanno chiesto di iscriversi a Leno bambini di Brescia, Bagnolo e di altri comuni), ma anche e soprattutto nei risultati.

«Attraverso questo metodo - dicono alcuni insegnanti che lavorano nel Senza zaino -, cambia completamente il clima in classe, con i bambini che maturano il senso di responsabilità: assumono comportamenti corretti e rispettosi delle regole oltre ad aver cura degli spazi e dei materiali loro assegnati. Fanno comunità, sono più ospitali e c’è da tener presente che essere in gruppo facilita l’apprendimento, l'acquisizione dell'autonomia e aiuta a sviluppare la creatività».

«La cosa che ci ha piacevolmente sorpresi - commenta la dirigente scolastica Vanda Mainardi - è che le stesse finalità che noi pensiamo per i bambini vengono vissute anche dagli insegnanti, con gli uni e gli altri che sono più sereni».

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