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L'astronauta Anthea Comellini: «Il mio sogno di volare tra le stelle»

La donna originaria di Chiari spiega come ha imparato a rispettare l’ambiente: «Io scelta dall’Esa? Incredibile»
Anthea Comellini - © www.giornaledibrescia.it
Anthea Comellini - © www.giornaledibrescia.it
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Anthea Comellini non è una che molla facilmente. Undici telefonate per quest'intervista. Lei, 30enne di Chiari, in Francia dove pochi giorni fa è stata selezionata tra i nuovi astronauti dell'Agenzia spaziale europea, noi a Brescia: in mezzo un imprevisto con la linea telefonica, alla fatidica ora dell'appuntamento incastrato nella sua fittissima agenda.

«Riproviamo. No aspettate, richiamo con un altro telefono. Mi sentite?». Sì Anthea, ora ti sentiamo, forte e chiaro. E chissà se un domani la sua voce, tenace e calma al tempo stesso, la sentiremo dalle stelle, mentre galleggia nella Stazione spaziale internazionale.

Sei l'unica astronauta italiana della classe Esa del 2022, selezionata insieme a altri 16 in mezzo a 22.500 candidati: erano più degli abitanti di Chiari, dove sei nata. Che effetto fa? 

«Incredibile. Per me è un onore essere scelta da Esa, la selezione è stata durissima e lunga più di 18 mesi». 

Il viaggio vero inizia adesso.

«Anche se sono riservista, il mio desiderio è partecipare a un volo. Mi sento già grata, ma se dovessi prendere parte a una missione sarebbe un sogno che si realizza, ci penso fin da quando ero piccola, quando per la prima volta ho visto il lancio dello shuttle nel film Armageddon»

Che bambina sei stata?

«Molto curiosa, mi è sempre piaciuto studiare e a scuola sono sempre andata bene. Una secchiona, direi (ride ndr)». 

Anche al Calini, il liceo che hai frequentato in città?

«Lì ho capito di essere portata per le materie scientifiche, nonostante quelle umanistiche mi piacessero molto. Adoravo le lingue e la letteratura, ma scienze e fisica mi riuscivano bene. Però ecco, ho studiato davvero tanto. Ripassavo sul treno, quello che prendevo ogni mattina a 7.13 per arrivare in città. Ricordo una professoressa di matematica molto esigente, severissima, ma sono le persone che ti stimolano a fare di più quelle più preziose». 

La svolta è stata il Politecnico di Milano, dove ti sei laureata a pieni voti in Ingegneria spaziale. 

«La formazione accademica ha indirizzato i miei interessi e consolidato la mia preparazione. Sono riconoscente per il livello altissimo dei docenti: mi ha spalancato le porte». 

Poi il diploma alla Scuola nazionale superiore di aeronautica a Tolosa, in Francia, appena prima di un internship alla Thales Alesia Space di Cannes, a seguire il dottorato e sei mesi da ricercatrice in robotica in Canada. La tua carriera ti ha portato lontano da casa.

«Non è facile, a Chiari ho la mia famiglia e i miei migliori amici. Torno due volte all'anno: a Natale, un obbligo per gli italiani all'estero, e in estate. Quello che mi manca di più è la mia squadra di orienteering, per me una seconda famiglia. Ero la più piccola in mezzo a tutti atleti senior, mi scorrazzavano in tutta Italia per le gare». 

Uno sport non molto noto, che consiste nell'esplorare territori sconosciuti. Cosa ti ha insegnato?

«A rispettare la natura: dopo una gara tutto va lasciato com'era. Poi nell'orienteering non ci sono palazzetti, ci si trova spesso a affrontare condizioni estreme, nei boschi. Magari a cambiarsi i vestiti fradici sotto a un ombrello retto da un compagno. Si impara il fair play e a lavorare in squadra: lo consiglio». 

Ora la tua squadra è l'Agenzia spaziale europea.

«Non vedo l'ora di dare il mio contributo».

Come Samantha Cristoforetti? 

«Lei è una grande ispirazione per tutte le donne europee. Ci ha aperto la strada e ci ha fatto pensare: è possibile, posso farcela anche io».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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