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In coma da tre mesi dopo la rapina in casa: la lotta di Francesco

Dopo un delicato intervento chirurgico al quale è stato sottoposto la notte stessa dell’aggressione, il bresciano è in stato di coma
LA DIFFICILE LOTTA DI FRANCESCO
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A terra, legato alla ringhiera, c’è ancora il nastro bianco-rosso usato per delimitare la zona la notte del 23 gennaio. Gli ultimi tre mesi hanno cancellato dall’asfalto le macchie di sangue, ma per i residenti in via Petrarca a Ghedi il tempo sembra essersi fermato.

Ai drammatici momenti in cui Francesco Scalvini veniva colpito da due malviventi che in fuga dall’abitazione del padre Giancarlo, gli hanno conficcato in testa un cacciavite. Il palo della banda in auto era già pronto a caricare i complici e scappare quando Francesco, il padre e uno zio li rincorrono nel tentativo di bloccarli. Finisce in tragedia. Con i carabinieri, avvertiti solo dopo, che erano due isolati di distanza per un altro intervento.

«Non riesco a togliermi dalla mente l’immagine di Francesco a terra. Sono stato il primo a soccorrerlo» racconta il titolare di un’attività vicina all’abitazione, teatro della tragedia. «Il signor Giancarlo non è in casa? sarà in ospedale come ogni giorno» riferisce una parente di Francesco dalla finestra di casa. Abita a due passi dalla casa presa di mira dai ladri a fine gennaio. «Notizie dall’ospedale? Nulla di nuovo. Non ci sono segnali» spiega la donna prima di trincerarsi dietro al silenzio. 

Dopo un delicato intervento chirurgico al quale è stato sottoposto la notte stessa dell’aggressione, il bresciano è in stato di coma. E non si è mai ripreso. Dal reparto di Rianimazione della clinica Poliambulanza è stato trasferito in Riabilitazione, ma le speranze di una ripresa sono davvero minime.

Più passa il tempo e più la fiammella della speranza si esaurisce. Lo sanno bene la moglie Cristina e il padre Giancarlo. Vivono di fatto nella stanza di Francesco, che in un letto di ospedale, e senza rendersene conto, ha compiuto lo scorso 29 gennaio 37 anni.

Le sue condizioni erano apparse fin da subito gravissime per via di quella ferita troppo profonda alla testa. Qualche settimana fa sembrava che reagisse ad alcune sollecitazioni, ma si è trattato di un momento. Poi nuovamente silenzio e attesa. Di un miracolo. Sulla sua pagina Facebook la moglie Cristina ha ripreso una dichiarazione di Totò a Oriana Fallaci in un’intervista del 1963 all’Europeo «Forse vi sono momentini minuscolini di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza». Parole che rappresentano lo stato d’animo di una donna che sta combattendo una battaglia al fianco del marito. 

Sul fronte dell’inchiesta aperta in procura non si registrano passi avanti. Pochi gli elementi in mano ai carabinieri che indagano. Ci sono le testimonianze del padre e dello zio della vittima, ma non un’immagine dell’auto, una vecchia Bmw chiara, sulla quale i malviventi sono scappati da Ghedi.

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