Bassa

In bancarotta da oltre 54 giorni, il Comune senza commissario

L’ente non può fare alcun investimento, ora però stipendi e bollette sono stati finalmente saldati
Conti pubblici. Un momento del Consiglio comunale in cui l’aula ha dichiarato il dissesto finanziario
Conti pubblici. Un momento del Consiglio comunale in cui l’aula ha dichiarato il dissesto finanziario
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A quasi due mesi dalla dichiarazione di dissesto finanziario dell’ente, votata dal Consiglio comunale di Azzano Mella il 24 ottobre (sono passati esattamente 54 giorni), non è stato ancora nominato il commissario straordinario che dovrà farsi carico delle passività di bilancio.

«Non sappiamo ancora nulla - commenta amara il sindaco di Azzano, Angela Pizzamiglio -: Corte dei Conti, prefettura e Ministero dell’Interno hanno ricevuto la delibera del Consiglio il giorno dopo il voto, ma ad oggi non ci sono novità».

In rosso. Giunta e consiglio sono quindi costretti all’ordinaria amministrazione; l’ente è praticamente congelato ed è impossibile organizzare qualsiasi tipo di attività. L’unica nota positiva in tutta questa vicenda è che il dissesto ha reso vana la richiesta di pignoramento dei conti correnti avanzata dalla Safer di Corte Franca al tribunale di Brescia. Estinta la procedura esecutiva il Comune ha potuto ricominciare a pagare gli stipendi dei sette dipendenti, le bollette di luce e gas e i servizi. Circa 200mila euro le somme accumulate in due mesi e mezzo (50mila euro di stipendi e 150 mila euro di bollette e servizi) sottratte al fondo cassa del Comune, che al momento della dichiarazione di dissesto finanziario contava poco più di un milione di euro. Soldi che, purtroppo, non bastavano a coprire il debito con la Safer, pari a un milione e 615mila euro.

Il caso. Caso probabilmente più unico che raro in Italia, il Comune di Azzano è fallito per un debito tutto sommato esiguo rispetto alle capacità dell’ente e che lascia ombre sull’intera operazione del polo logistico che la Safer, per conto di Esselunga, avrebbe voluto realizzare sui 560mila metri quadrati di terreno agricolo trasformato in edificabile e poi, con una variante al Pgt, restituito all’agricoltura.

Per ripagare il debito c’era un piano di riequilibrio approvato dalla Corte dei Conti e mai accettato dalla Safer. Nonostante ciò sono in tanti a chiedersi perché l’azienda di Corte Franca (alla quale più volte abbiamo tentato di rivolgere la domanda), dopo aver incassato circa 900mila euro di crediti, abbia deciso, per il restante milione e sei, di rivolgersi al Tribunale civile e pretendere il pignoramento dei conti. Tanto più che, con la procedura fallimentare in atto, l’azienda otterrà probabilmente meno di quanto le spetta.

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