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Il sito preistorico di Castello Bonoris all'università di Verona

L'insediamento dell'Età del Bronzo a Montichiari sarà protagonista di alcune tesi di laurea
Nel giardino all'italiana di Castello Bonoris trovati alcuni resti - © www.giornaledibrescia.it
Nel giardino all'italiana di Castello Bonoris trovati alcuni resti - © www.giornaledibrescia.it
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L’insediamento che nell’Età del Bronzo era presente sul  colle oggi dominato dal Castello Bonoris sarà il protagonista di alcune tesi di laurea.

E sarà possibile grazie alle centinaia di reperti che negli anni sono stati trovati dal Gruppo archeologico monteclarense (Gam), con la supervisione della Soprintendenza, specialmente laddove oggi sorge il giardino all’italiana del maniero: proprio quei falcetti, selci, ceramiche, reperti in bronzo (tra cui una punta di lancia e una lama di pugnale del bronzo finale) e reperti faunistici saranno l’oggetto degli studi che il Gam ha inteso avviare tramite una collaborazione con l’Università degli Studi di Verona e la Soprintendenza.

Si cercherà così di dare visibilità al patrimonio culturale di Montichiari e consentire di approfondire la storia del colle di San Pancrazio prima che venisse eretto uno dei simboli della cittadina.

L’accordo

Il proposito di studiare i materiali è emerso dopo il sopralluogo congiunto di Soprintendenza, rappresentata da Cristina Longhi,  e Università, rappresentata dalla professoressa Mara Migliavacca del Dipartimento di Culture e Civiltà, su invito del Gam. A fronte dell’analisi, si è concordato sul valore storico-archeologico dei materiali e quindi sull’importanza di approfondirli.

Tra le ipotesi c’è quella che sul colle, dove poi sorgerà la Rocca medievale e poi il Castello (sorto sulle fondamenta della Rocca stessa), fosse presente un insediamento rimasto attivo per ben un millennio, dal 2000 al 1000 a.C. Molti dei ritrovamenti - conservati al Museo archeologico Past di Montichiari, negli archivi della Soprintendenza e in altri musei - sono stati scavati a partire dal 1997-1998, anche a fronte di ricerche svolte dal Gam per far luce sull’antica Rocca medievale. Del resto, non è affatto la prima volta che il Gruppo archeologico si fa promotore di approfondimenti grazie alla sinergia con realtà universitarie.

Basti pensare, tra gli esempi più di rilievo, alla tesi di laurea «La chiesa di San Giorgio di Montichiari nel quadro dell’edilizia religiosa altomedievale della pianura bresciana» nella quale viengono ricostruite le varie fase evolutive dell’importante edificio. Originale, inoltre, è il contributo dello studio «Pettini per l’aldilà: caratteristiche degli esemplari italiani di epoca longobarda» che analizza le funzioni dei pettini prendendo in considerazione anche quelli trovati alle necropoli longobarde monteclarensi del monte San Giorgio e San Zeno.

Altri esempi sono una tesi di dottorato che analizza «Il contributo della morfologia dentaria all’indagine archeologica» considerando anche campioni delle necropoli monteclarensi e una dedicata alla Villa di S. Cristina che rappresenta un’«Indagine sul popolamento rustico di età romana a Montichiari». In attesa di conoscere maggiori dettagli sui nuovi studi, è possibile leggere tesi, approfondimenti, pubblicazioni del passato, rivolgendosi al Museo archeologico Past di Montichiari.   

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