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Il Riesame su Dibrani: «Inneggiare al martirio non è terrorismo»

Non sussistono indizi di colpevolezza su Gaffur Dibrani, il 24enne kosovaro di Fiesse arrestato per terrorismo dalla Digos. Così il Riesame
"NESSUN RIFERIMENTO ALL'ISIS"
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«Evocare la guerra santa non necessariamente si risolve nella creazione di strutture organizzative volte al compimento di atti terroristici». Lo scrive il Tribunale del Riesame nell’ordinanza con la quale ribadisce che mancano i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Gaffur Dibrani, kosovaro di 24 anni arrestato per apologia del terrorismo dalla Digos a Fiesse, lo scorso novembre, successivamente rimesso in libertà dallo stesso Riesame e infine espulso dall’Italia su intervento del Ministero dell'Interno.

Il nuovo pronunciamento del Riesame era stato disposto dalla Cassazione che aveva contestato l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare. Sul computer del giovane, da 10 anni in Italia e residente in un’abitazione messa a disposizione dall’amministrazione comunale di Fiesse, gli investigatori avevano trovato video riconducibili alla jihad, al conflitto in Siria e l’immagine della bandiera dell’Isis.

«Il mero richiamo al conflitto civile siriano non comporta un implicito ma chiaro riferimento all’Isis» hanno stabilito i giudici del Riesame che hanno inoltre scritto: «La pubblicazione dei video è rimasta concentrata in un brevissimo arco temporale, tra il 14 e il 25 novembre 2015, elemento che riduce drasticamente la funzione apologetica e inoltre Dibrani è estraneo a frequentazioni religiose o di gruppi più estremisti». Aspetti che definiscono un quadro per il Riesame privo di gravi indizi di colpevolezza. Dibrani, da parte sua, ha sempre rivendicato la propria innocenza, e ora i giudici sembrano dargli ragione.

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