Soffiantini, il figlio: «Sarei contento se Cubeddu venisse catturato»

È stato come tornare indietro di 25 anni. Rituffarsi in un incubo durato 236 giorni e legato anche e soprattutto ad un nome. «È vero, mi ha fatto una certa impressione rileggere il nome di Cubeddu» ammette Giordano Soffiantini. È il figlio di Giuseppe, l'imprenditore di Manerbio - deceduto nel 2018 a 83 anni - rapito proprio da Attilio Cubeddu, che da esponente di spicco dell’Anonima sequestri sarda fu il carceriere dell'industriale bresciano dal 17 giugno del 1997 al 9 febbraio del 1998.
E che dopo l'arresto in una clinica a Palermo di Matteo Messina Denaro è uno dei quattro super ricercati con il boss di Cosa Nostra Giovanni Motisi, il camorrista Renato Cinquegranella e Pasquale Bonavota boss della 'ndrangheta.

Giordano Soffiantini, cosa ha pensato quando ha letto che uno dei sequestratori di suo padre è ancora tra i latitanti storici ai quali l'Italia dà la caccia?
«Mi è tornato in mente il periodo del sequestro di papà. Sono quei ricordi che pesano sempre anche se per fortuna la nostra vicenda si è conclusa bene, mentre per molti altri l'epilogo è stato drammatico. Bisogna però guardare avanti. Mio padre fu un esempio di come si riesce a superare un trauma e come ci si può dedicare alla propria vita con ritrovata serenità».
Cosa le raccontò di Attilio Cubeddu?
«Mi crede se le dico che mio padre non ha mai parlato di lui? Con Farina aveva sviluppato un rapporto di confidenza e andò anche a trovarlo in carcere e pubblicò un libro con le sue poesie. Di Cubeddu, che era il suo carceriere, non riferì mai nulla. Non lo nominava, credo lo abbia messo nel dimenticatoio fin da subito».
Per il sequestro di suo padre Cubeddu è stato condannato a 30 anni, ma è svanito nel nulla dal 1998. Lei che idea si è fatto sulla sua latitanza?
«La mia convinzione è che si sia trasferito in Australia e quando Farina venne catturato in aeroporto perché non aveva dichiarato il denaro probabilmente era con lui. Era stata una mia sensazione. Oggi però credo sia deceduto. Farina gravitava nella zona di Firenze, mentre Cubeddu era più itinerante pur avendo base in Sardegna. Non escludo nemmeno che sia stato ucciso da altri banditi, in un regolamento di conti. Si era ipotizzato anche che lo stesso Farina lo aveva ucciso».
Però nel 2012 vennero riaperte le indagini sulla latitanza di Cubeddu, con i magistrati che erano convinti non fosse morto. Avete avuto contatti con gli inquirenti?
«Da dopo la chiusura della vicenda del sequestro e dopo il rilascio di mio padre, a parte qualche telefonata di cortesia nel periodo iniziale, non abbiamo più avuto contatti con le forze dell'ordine. E anche dall'ultima inchiesta pare non siano emersi spunti investigativi interessanti. Ma voglio chiarire una cosa...».
Dica pure...
«Io sarei ben contento se Cubeddu venisse catturato. Sarebbe una bella notizia come è stata quella riguardante Messina Denaro anche se sono passati tanti anni. Messina Denaro aveva la forza finanziaria e le coperture che gli hanno permesso di farla franca per 30 anni. Cubeddu non aveva quel potere e nemmeno quello spessore. Era un bandito qualunque e probabilmente solo. Per questo non credo sia in Italia perché immagino lo avrebbero già scoperto. La cattura sarebbe la chiusura ideale del cerchio. La latitanza di Cubeddu è l'unico aspetto rimasto ancora aperto. Ma ripeto, credo che ormai sia tutto inutile perché penso sia morto».
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