I sette figli del Carrera e altre storie racchiuse nell'archivio

Sono passati duecento anni ma il dramma di Alessandro Carrera riemerge in tutta la sua forza. E si imprime nella memoria di quegli otto ragazzi che oggi scoprono la sua storia. Erano i primi anni dell’Ottocento e il Carrera pensava di farsi una famiglia, di sbarcare il lunario, di guadagnarsi qualche giorno di serenità. E invece la maledizione lo perseguitò al di là di ogni umana misura. Ebbe sette figli, li chiamò tutti Andrea e tutti morirono poco dopo essere nati. Con loro se ne andarono anche un paio di mogli. Come non sentire almeno un poco di compassione per lui.
Non era l’unico, Alessandro Carrera. Dalle antiche carte dell’archivio parrocchiale di Verolanuova emergono annate di epidemie, di mortalità infantile devastante, di mamme che rischiavano la vita ad ogni parto. Vi sono paginate intere di «figli delle acque», così venivano registrati i neonati battezzati in fretta dalla levatrice e subito morti. Ma vi sono anche famiglie che crescono, si ramificano,si consolidano e resistono ai tempi più duri...
Bisogna prendere la porticina che si apre a mattina dell’abside della parrocchiale e salire quaranta gradini ripidi e stretti per arrivare alle due stanze dove sta depositato il tesoro della memoria verolese. Su quella scala, rispondendo all’appello del loro professore di lettere al liceo di Manerbio, otto studenti degli ultimi due anni si sono inerpicati, d’inverno quando la stufetta elettrica non poteva vincere il gelo e d’estate quando il sole picchiava come un maglio sul tetto. Tra gelo e afa, hanno imparato a vedere la storia riprendere forma, un’intera comunità tornare in vita. In quei faldoni è conservata la memoria di oltre cinque secoli.
L'anagrafe risale al 1570; è raro trovare archivi così completi e ben tenuti. Un ordinamento generale venne dato poco prima della Rivoluzione francese, poi Napoleone abolì la prepositura. Il resto è per gran parte merito di Arnaldo Bambini, organista di chiara fama e archivista. Originario di Parma vinse un regolare concorso e prestò la sua opera a Verolanuova dal 1916 al 1950. Quindi toccò al maestro Piovani e poi ai parroci che si sono succeduti, e che hanno seguito la cosa secondo la propria inclinazione.
Ora il tutto è nella mani del prof. Tommaso Casanova. Accanto alla documentatissima anagrafe c’è un altro piccolo tesoro storico, l’archivio del vecchio ospedale. Fondato nel 1728 dalla nobildonna veneziana Elisabetta Grimani, vedova Gambara - la si trova raffigurata in uno dei teleri del Celesti nella chiesa parrocchiale - fu luogo di cura e assistenza fino alle soglie degli anni Settanta del Novecento, poi divenne Casa di riposo.
Le due stanze dell’archivio, da poco rimesse a lucido, conservano anche volumi liturgici antichi, messali e alcuni corali seicenteschi già ben restaurati. Gli otto studenti raccontano con stupore come abbiano imparato a mettere mano a quelle carte preziose. Si sono appassionati nel ricostruire alberi genealogici di famiglie ancora oggi esistenti, hanno riscontrato la documentazione di quanto studiavano sui banchi di scuola. È bastato constatare, per fare un esempio, come cambiò la registrazione anagrafica dei matrimoni dopo i Patti Lateranensi. Nell'incontro diretto con la storia hanno scoperto che quel che conta sono le persone e la loro convivenza civile. E la mente corre subito a Alessandro Carrera e ai suoi sette figli...
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