Bassa

Fanno carte false per il Gp di Monza: nei guai 3 bresciani

Due imprenditori e un vicesindaco della Bassa sono accusati di truffa aggravata
Semaforo rosso. Rischia di costare cara la passione per la Ferrari
Semaforo rosso. Rischia di costare cara la passione per la Ferrari
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Fanno carte false per il Gran Premio di Monza. E non è un modo di dire. Finiscono nei guai. E anche questo non è un modo di dire.

L’Aci, infatti, scopre che dietro la richiesta pervenuta via email da un indirizzo apparentemente riconducibile al Pirellone non c’è chi dice di esserci - quindi funzionari dell’ufficio di Presidenza - ma due imprenditori ed un vicesindaco bresciani.

Puntuale scatta l’indagine. I nomi dei tre - 34, 42 e 49 anni - sono finiti nel registro degli indagati, in procura a Milano, con l’accusa di truffa aggravata e sostituzione di persona. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, per accedere al circuito di Monza in occasione del Gran Premio dell’8 settembre 2019 avevano escogitato un trucco destinato non solo al successo, ma anche - nelle loro speranze - a rimanere impunito.

Scrivere all’ufficio accrediti dell’organizzazione del Gran Premio d’Italia e farlo attraverso l’indirizzo ufficio.presidenza@regionelombardia.it e spendersi come funzionari a stretto contatto con il presidente Attilio Fontana. Nonostante sia falso, considerato che il dominio degli indirizzi di posta elettronica del Pirellone hanno il punto tra «regione» e «lombardia», il biglietto da visita è tanto convincente che nel volgere di pochi giorni i tre pass sono al botteghino accrediti e poi al collo dei tre indagati che si presentano puntuali allo spegnimento dei semafori.

Il trucco consente loro di assicurarsi biglietti in vendita a 650 euro e di partecipare all’ultima grande festa del popolo ferrarista ai piedi del podio dominato da Charles Leclerc.

Nei giorni scorsi la procura milanese ha chiuso le indagini. L’imprenditore 34enne, il più giovane dei tre indagati, si è fatto interrogare dal sostituto procuratore Cristian Barilli. Stando a fonti investigative l’indagato si sarebbe addebitato ogni responsabilità. Avrebbe detto di aver escogitato da sé il piano per ottenere l’accesso all’autodromo di Monza e di averlo fatto all’insaputa dei suoi due ospiti. Il vicesindaco e l’altro imprenditore, a suo dire, si sono limitati ad utilizzare i due pass omaggio e a godere dell’indimenticabile domenica tra la variante Ascari e la Parabolica.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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