«Falcon Strike», prima esercitazione per gli F35 di Ghedi

Si chiama «Falcon Strike» l’esercitazione che, organizzata dall’Aeronautica militare, oltre a coinvolgere Marina ed Esercito - di qui la natura «interforze» - è estesa anche alle aviazioni di Usa e Paesi Bassi. Quanto basta a evidenziarne la caratura internazionale.
La base aerea sulla quale è concentrato il dispositivo dell’operazione (un migliaio i militari coinvolti) è quella di Amendola, sede del 32° Stormo. Eppure la simulazione interessa direttamente il 6° Stormo di Ghedi: si tratta infatti della prima esercitazione nota alla quale partecipa un F35 dei Diavoli Rossi.
Il velivolo di quinta generazione, consegnato la scorsa estate, destinato a sostituire il Tornado dopo 40 anni, è già affidato a personale della Bassa, ma è di fatto dislocato in Puglia, dove si stanno formando gli equipaggi di Ghedi: è infatti lo stormo di Amendola il primo ad aver ricevuto in Italia i nuovi caccia. Una quarantina gli uomini del 6° Stormo in trasferta per l’operazione che iniziata il 15 novembre si concluderà il 28.
Per la "Falcon Strike 2022" dal 15 al 24 novembre possibili disturbi al segnale GNSS nelle aree di attività "STAR" ad est della Sardegna.
— Desk Aeronautico (@DeskAeronautico) November 15, 2022
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Complesso lo scenario, che orientato alla difesa aerea, è stato concepito per favorire il consolidamento di tattiche e procedure tra Paesi che stanno introducendo quale assetto chiave della propria flotta proprio l’F35, il velivolo americano destinato a costituire uno dei sistemi d’arma più diffusi tra gli Stati Nato. Se ne è parlato molto di recente - complici le tensioni alimentate dalla guerra in Ucraina - come vettore ideale per le bombe atomiche tattiche B61-12 di ultima generazione (in arrivo a breve per gli esperti anche a Ghedi).
Al via il 14.11 al 32º Stormo dell’#AeronauticaMilitare l’esercitazione internazionale #FalconStrike2022.
— Aeronautica Militare (@ItalianAirForce) November 17, 2022
Impiegati oltre 40 caccia di Italia, USA e Paesi Bassi tra cui F-35A e B.
Obiettivo: consolidare la cooperazione interforze in scenari complessi tra gli aerei partecipanti pic.twitter.com/W5bng0Ltnh
Meno per le sue potenzialità multiruolo, che ne ampliano le possibilità di impiego rispetto all’ormai datato Tornado: dal cacciabombardiere concepito anzitutto per missioni di interdizione di obiettivi nemici al suolo, volte a rendere più facili i successivi attacchi da terra e dal cielo, si passa a uno strumento che, come nel caso della Falcon Strike, viene impiegato anche in un’ottica di difesa.
Tornado contro F35

Nella simulazione ci sono due formazioni contrapposte: la Blue Air (F35, inclusi quelli del 6° Stormo, e F16 statunitensi) con ruolo prevalentemente difensivo, e la Red Air, con Eurofighter, droni, F35 (compresa la versione imbarcata della Marina) e persino Tornado di Ghedi, verosimilmente nelle vesti di invasori. Certo, sono anche coinvolti mezzi di supporto, unità contraeree del 121° Reggimento Artigliera «Ravenna» dell’Esercito, l’incrociatore Caio Duilio della Marina, ma è proprio l’F35 il cardine dell’esercitazione.
Quinta generazione

Non sfugge che la presenza di questi caccia in entrambi gli schieramenti impegna tutte le unità coinvolte a misurarsi con aerei di quinta generazione. Simili per prestazioni a quelli di Russia o Cina, per dire. Con tanto di ricorso - parrebbe per la prima volta in una simulazione- alle modalità «stealth»: gli F35 sarebbero stati notati in volo «a bassa visibilità», senza i cosiddetti «radar reflector», speciali lenti e strumenti che li rendono facilmente tracciabili dai radar. Tutto ciò rende evidente come i Paesi occidentali, sotto l’egida Nato, siano impegnati in un massiccio tentativo di convergenza su strumenti e modalità operative comuni. Tendenza non nuova, ma certo intensificata dai venti di guerra che soffiano da Est.
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