Bassa

Epidemia polmoniti, dopo il settembre nero restano molti dubbi

Un mese fa l’allarme, quando in poche ore al Pronto soccorso di Montichiari videro 71 casi
Emeregenza polmonite © www.giornaledibrescia.it
Emeregenza polmonite © www.giornaledibrescia.it
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Oltre 550 casi di polmonite, una cinquantina causati dalla legionella e, per ora, un decesso certo dovuto al batterio. Il tutto, in un’area ben circoscritta della Bassa bresciana orientale e dell’Alto mantovano, con sette comuni della nostra provincia particolarmente.

L’intensificarsi dei casi e le incertezze sulle cause del contagio hanno determinato allarme e preoccupazione nella popolazione, soprattutto nelle prime settimane di settembre quando non era ancora certo che gli acquedotti fossero estranei all’epidemia. Il tutto è iniziato il 6 settembre, un giovedì sera. Meglio, il 6 settembre dall’Ospedale di Montichiari è arrivata una segnalazione ad Ats Brescia, perché al Pronto soccorso si stavano presentando troppe persone malate di polmonite. Precisamente, 71 pazienti, molti più di quelli normalmente attesi in quei giorni con questa impegnativa malattia ai polmoni. Tra questi, erano già stati accertati due casi di positività alla legionella. Le infezioni si erano verificate in alcuni comuni nel territorio compreso tra Carpenedolo, Montichiari e Calvisano.

Un’area ben precisa, che nei giorni successivi si è ampliata anche se le realtà più colpite sono rimaste relativamente circoscritte. L’Ats si è mossa con un’indagine epidemiologica, affiancata da centinaia di campionamenti negli acquedotti pubblici e privati e nel fiume Chiese, mentre di giorno in giorno aumentava il numero di ammalati. Quasi un bollettino di guerra, con il picco intorno al 10, 11 e 12 settembre, con quasi duecento persone ricoverate negli ospedali delle Asst Spedali Civili, Franciacorta e del Garda e in quelli di Asola e Mantova che fanno parte dell’Ats Valpadana. A metà settembre è iniziata la curva discendente del numero dei casi e il 17 settembre l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, in una conferenza stampa nella sede di Ats Brescia ha dichiarato che la legionella era presente nelle torri di raffreddamento di alcune aziende della Bassa. «I risultati dei campionamenti effettuati da Ats Brescia ci permettono di stabilire definitivamente che la causa non si trova nell’acqua degli acquedotti, bensì nelle torri di raffdreddamento delle aziende». In particolare, in tre aziende di Carpenedolo, Calvisano e Montichiari. Subito dopo l’annuncio, i sindaci dei Paesi interessati hanno emanato ordinanze per la sanificazione degli impianti nell’acquedotto. Trascorre meno di una settimana e il 22 settembre il sindaco di Montichiari viene informato da Ats che, in realtà, non c’è legionella nella torre della Cartiera. «Positività non confermata».

Come non è stata confermata per le torri della quarta azienda analizzate e si è in attesa dell’esito dei campionamenti delle quattordici torri di Visano. Il quadro, almeno nella ricerca delle cause delle polmoniti atipiche, si complica. «Le torri sono una delle cause, ma non la sola. Per questo, non lasciamo nulla di intentato, ma servirà tempo per avere la certezza che il ceppo del batterio presente nelle torri è lo stesso di quello trovato nelle persone positive alla legionella. Le analisi sono affidate all’Istituto superiore di Sanità» ha detto Carmelo Scarcella, il direttore generale Ats che sabato, insieme al direttore sanitario Fabrizio Speziani, ha partecipato al Consiglio comunale di Calvisano. I vertici di Ats saranno presenti anche ai prossimi consigli dei comuni più colpiti, in un quadro ricco di ombre, ma confortato dalla «lenta, ma graduale regressione dell’epidemia».

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