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Desirée Piovanelli, la procura chiede l'archiviazione

L'inchiesta bis era stata aperta dal sostituto procuratore Barbara Benzi quasi due anni fa
DESIREE: CHIESTA L'ARCHIVIAZIONE
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Oltre a quanto già emerso e già giudicato in via definitiva non c’è. O meglio, non ci sono prove in grado di dimostrare che qualcosa sia rimasto nell’ombra nel caso di Desirée Piovanelli, la ragazzina di 14 anni uccisa dal branco a Leno nel settembre del 2002 all’interno della Cascina Ermengarda, allora un rudere abbandonato. La Procura di Brescia ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta bis aperta dal sostituto procuratore Barbara Benzi quasi due anni fa, dopo l’esposto del padre della giovanissima vittima che sosteneva che dietro l’omicidio della figlia ci fosse un giro di pedofilia ed un mandate ancora libero. Le nuove indagini erano ripartite da dove la giustizia era arrivata, ovvero alla condanna definitiva degli allora tre minori Nico, Nicola e Mattia e del maggiorenne Giovanni Erra, l’unico ancora in carcere.

I quattro sono stati tutti ascoltati e, parte Erra,  ha detto nulla di più di quanto già aveva sostenuto al momento dell’arresto e poi a processo. «Non ci fermiamo, andiamo avanti, leggeremo le motivazioni della richiesta di archiviazione, ma presenteremo sicuramente opposizione» è la prima reazione di Alessandro Pozzani, legale della famiglia di Piovanelli. Una famiglia che dall’apertura dell’inchiesta bis aveva subito due presunti episodi di minacce; uno con un fantoccio appeso al cancello di casa il giorno dopo l’interrogatorio in procura di Maurizio Piovanelli, padre di Desireee,  e poi alcuni cartelli esposti in paese contro lo stesso genitore.

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