Bassa

Da Ghedi alla Loira per aprire la sua bottega di liuteria

Riccardo Penocchio vive e lavora a Châteaubriant con Angèle, conosciuta quando studiava a Cremona
Al lavoro. Il liutaio Riccardo Penocchio - Foto © www.giornaledibrescia.it
Al lavoro. Il liutaio Riccardo Penocchio - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Spesso ci lamentiamo dei nostri giovani, che vanno all’estero perché il Belpaese non sa valorizzarli. In questi casi è un coro di litanie contro la classe dirigente, incapace di trattenerli. Ma c’è pure chi parte non perché insoddisfatto, ma semplicemente per amore. Come Riccardo Penocchio, che, valigie in mano, è volato in Francia.

Spiace, perché un (altro) giovane italiano se ne va: noi l’abbiamo cresciuto e formato; e i cugini d’Oltralpe se lo godranno. Ma in questo caso galeotto fu il violino. La storia di Riccardo comincia 24 anni fa alle Gandine, un tempo solo acqua e carbone, oggi ridente località a sud di Ghedi. A 14 anni, mamma Gabriella (insegnante) e papà Sergio (commerciante con l’hobby della politica) viene iscrittoi in una scuola superiore: i genitori capiranno solo più tardi che la genialità ha tante sfaccettature, e non puoi prendere una strada se il cuore ti indica l’altra. Riccardo, infatti, ha una passione particolare per la musica, che sente anche con il corpo: le vibrazioni corrono dalle mani al cuore, e viceversa. Non a caso inizia a suonare nella Banda di Ghedi gli strumenti più «materici» che ci sono: lo xilofono, i timpani, le maracas... Riccardo è bravo, tant’è vero che il maestro Andreoli lo vuole in Bandafaber.

A lui però non basta: capisce che, per chiudere il cerchio delle vibrazioni, gli strumenti li deve pure costruire. Così si iscrive alla scuola internazionale di liuteria di Cremona. Lì brucia le tappe: i 5 anni volano e arriva il momento di aprire una bottega tutta sua, magari proprio nella città di Stradivari. Ma il destino ha altri programmi. Un giorno, mentre era seduto a cavalcioni su una finestra della scuola di liuteria, Cupido scocca una freccia: in quel momento passano Riccardo e Angèle, una ragazza francese che, come altri giovani provenienti dai quattro angoli del mondo, era venuta a Cremona per imparare a costruire violini. Il finale era scritto. Riccardo apre la sua bottega: non a Cremona, e nemmeno a Brescia, ma a Châteaubriant, nella Loire Atlantique.

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