Da 60 anni suona il bombardino: applausi per Tosoni

Il nome viene dal greco euphonos: bel suono. Appartiene alla famiglia degli ottoni, nello specifico dei flicorni, strumenti musicali con canneggio conico. Si chiama euphonium, ma tutti lo chiamano bombardino. Termine meno tecnico, ma molto più bello. Antonio Tosoni, classe 1946, monteclarense doc, lo suona da sessant’anni.
Lo suona anche nella banda di Montichiari, che non a caso, nel tradizionale concerto di Natale, in scena sabato scorso al Teatro Bonoris, lo ha ringraziato facendogli eseguire un intero brano da solista.
Il pubblico, ma anche i compagni di banda, alla fine si sono spellati le mani dagli applausi. «Tutto è iniziato nel ‘59 dai padri Rogazionisti di Desenzano - ricorda Antonio -, dove io, essendo rimasto orfano all’età di 6 anni, ho frequentato le scuole elementari e medie. Il maestro Luigi Antonioli, che ci insegnava teoria e solfeggio, decise di costituire la banda dell’istituto. Io e altri miei compagni abbiamo accettato di buon grado. Sono passati 60 anni: sto ancora suonando». Strana scelta la sua: i ragazzi, di solito, preferiscono la tromba, il flauto, magari il clarinetto. Il bombardino è uno strumento che appassiona chi ha qualche anno in più. «È vero, ma neanche poi tanto: guardi che è un bellissimo strumento, che dà grandi soddisfazioni. Comunque a me il maestro Antonioli propose il bombardino; visto che mi piaceva…».
Ci sintetizza la sua carriera? «Ho iniziato nella banda dei Rogazionisti, poi, durante il servizio di leva (14 mesi da alpino), ho suonato nella banda militare di Merano. Infine, quando mi sono congedato, sono entrato in quella di Montichiari. Sono ancora qui…». Visto che ci suona da sessant’anni, ci dica come sono cambiati questi gruppi musicali. «Suonano molto meglio: una volta erano solo tacabànda e zumpappà. Oggi, invece, sembrano orchestre. Il merito va anche ai maestri, come Massimo Pennati, il nostro, che fanno un lavoro straordinario». Ci racconta un momento particolare della sua carriera? «Ricordo quando, negli Anni ’60, noi orfanelli abbiamo avuto l’opportunità di suonare insieme con la Banda di Desenzano. Ci siamo sentiti molto... grandi».
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