All’aerobase di Ghedi il futuro passa dall’intelligenza artificiale
Negli anni ‘60 e ‘70 erano oltre i 2.000. Oggi i militari di stanza alla base di Ghedi sono di meno. Eppure riescono a fare quello che facevano i loro colleghi di 50/60 anni fa, e anche di più. Meno ma buoni, insomma. Con conseguente aumento di efficienza e risparmio di risorse.
Parliamo del 6° Stormo e della base militare di Ghedi con il colonnello Luca Giuseppe Vitaliti, comandante dei Diavoli Rossi. Vitaliti inizia precisando che, pur essendo una realtà ad ampio respiro nazionale, internazionale e Nato, «questa di Ghedi è una base dallo spirito bresciano». Insomma: «Anche se veniamo dai quattro angoli dell’Italia, tutti noi ci sentiamo bresciani. Lo Stormo si specchia nella realtà locale e viceversa. Non a caso, quando apriamo i cancelli, le gente accorre a migliaia».

L’Aeronautica Militare è sempre al passo coi tempi, spesso anticipandoli. Come è cambiata negli anni?
«Lo Stormo è un organismo in continua attività - spiega Vitaliti -. Sempre uguale a se stessa nello spirito e nella devozione con cui punta agli obiettivi che le sono assegnati, l’aeronautica è in continua evoluzione, proiettata verso il futuro nel segno della tecnologia e dello sviluppo. A livello operativo la sfida è di riuscire a sfruttare al massimo il crescente potenziale delle macchine che abbiamo a disposizione».
Si riferisce agli F 35?
«Anche. Questo è un velivolo di 5^ generazione, che è "abilitato" dall’intelligenza artificiale: un sistema progettato per mantenersi sempre aggiornato, recependo tutte le tecnologie che verranno sviluppate nei prossimi 50 anni. Proprio perché destinato a esprimere prestazioni ai vertici per tanti anni, in termini di costi/benefici non ha eguali».
Non solo uomini. Fino a non molti anni fa i militari erano solo uomini, oggi ci sono tante donne.
«Vero. Il 6° Stormo ha espresso il primo pilota di F35 donna; altre, nello stesso ruolo, si qualificheranno presto. Ulteriore prova che le pari opportunità sono nel dna dell’Aeronautica Militare. Non facciamo distinzioni di genere: guardiamo alle capacità e al merito. Siamo orgogliosi di questa normalizzazione negli equilibri tra le componenti di uomini e donne, che oltretutto contribuisce a rendere l’Arma Azzurra uno specchio dei normali equilibri della socialità».
Alcuni velivoli dei Diavoli rossi sono in Polonia, impegnati a pattugliare i confini sul fronte orientale. Che cosa prova un pilota sapendo che il «nemico» potrebbe sconfinare, aprendo alla necessità di un ingaggio?
«Siamo addestrati per questo - assicura Vitaliti -. Quando sei in volo il presente non esiste: nel momento in cui arriva è già passato. Esiste solo il futuro, che si sviluppa a notevole velocità, che richiede un’azione istantanea. Non c’è margine per l’improvvisazione: ti devi basare su solide procedure, accurato addestramento e meticolosa preparazione per agire con equilibrio e lucidità. Detto questo, sapendo ciò che uno scontro potrebbe innescare, i nostri piloti sono addestrati anche a non cadere nelle provocazioni. Immagino che anche i piloti che ci troviamo ad intercettare abbiano la stessa intelligenza...».
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