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Aeroporto D’Annunzio, Bergamo getta la spugna: «È impossibile»

Bruni (Sacbo): «Ostacoli tecnici insormontabili». Summit Brescia-Venezia, ora si aspetta il Ministero
AEROPORTO, NEWCO NEL LIMBO
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Non sarà Bergamo a salvare dal limbo l’aeroporto di Montichiari. Sacbo, la società che gestisce lo scalo di Orio al Serio, ha gettato la spugna: «impossibile» far passare la concessione del D’Annunzio a una nuova società, una newco che si sperava potesse nascere sull’asse Venezia-Verona-Brescia-Bergamo. «Si era aperto qualche spiraglio - ammette il presidente di Sacbo Roberto Bruni - ma la situazione si è bloccata. Non ci sono possibilità che la concessione oggi in mano alla Catullo venga girata a soggetti diversi. Se così stanno le cose, per noi la questione è chiusa».

Anche nel 2018 Orio farà segnare un nuovo record. Ieri i vertici della società hanno fatto il punto sull’anno ormai agli sgoccioli. I passeggeri sfioreranno i 13 milioni, con un incremento superiore al 5%. Quest’anno sull’aeroporto «Caravaggio» sono stati investiti 32 milioni di euro. Altrettanti nel 2019: già a gennaio partirà il cantiere per l’area extra Schengen. Nel 2020 sarà poi pronto il progetto definitivo per il collegamento ferroviario con l’aeroporto che, forse, coinvolgerà anche Brescia: a Bergamo si sta pensando a una biforcazione a «Y» in modo che vi possano essere treni che dalla Leonessa portino direttamente a Orio. Una soluzione che certificherebbe come sia ormai il Caravaggio lo scalo dei bresciani.

Restano i problemi noti: la crescita esponenziale ha innescato le proteste dei residenti per rumori e rotte. Le principali compagnie, Ryanair e Wizz Air, si doteranno di aeromobili di ultima generazione, che abbattono rumore e consumi. Ma certo scaricare qualche volo, in particolare i cargo, sul D’Annunzio, è sempre stato visto di buon occhio da Sacbo. Per questo un anno fa si era riattivato il dialogo con Verona (Catullo) e Venezia (Save), le realtà che gestiscono lo scalo di Brescia. «Oggi quegli spiragli sono completamente chiusi» spiega Bruni. Non per mancanza di volontà, ma per «ostacoli tecnici insormontabili».

Le condizioni di Sacbo sono infatti chiare: «O la concessione passa alla newco, o per noi non se ne fa nulla. Ci risulta che non ci siano possibilità che la concessione venga girata alla newco. Se resta alla Catullo, ogni discorso è chiuso». L’alternativa, l’affitto del ramo d’azienda, è una soluzione «troppo debole»: «Non investiamo se non abbiamo voce in capitolo». Insomma, l’alleanza dei cieli, pare già tramontata.

 

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