Ambiente

Il ghiacciaio dell’Adamello trasloca a Brescia: al Mo.Ca si può ascoltare

Marco Papetti
Il progetto «Un suono in estinzione» trasforma cinque anni di monitoraggio acustico in un percorso museale
I mutamenti della dimensione del ghiacciaio dell'Adamello - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
I mutamenti della dimensione del ghiacciaio dell'Adamello - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Il ghiacciaio dell’Adamello trasferito nel cuore di Brescia. Al Mo.Ca, il Centro per le nuove culture in via Moretto, fino al 24 gennaio un’installazione multimediale diffusa riproduce il gigante delle nostre Alpi, il più grande ghiacciaio italiano, messo in pericolo dalla crescita delle temperature causata dal riscaldamento globale. L’opera è stata ideata dal progetto artistico-scientifico «Un suono in estinzione», che dal 2020 integra il monitoraggio acustico dello scioglimento dei ghiacciai con l’analisi scientifica dei loro processi di fusione. Cinque anni di «ascolto» dell’Adamello che restituiscono l’immagine di un «Corpo sensibile» – questo il titolo dell’installazione – che vive, soffre e si relaziona con l’ecosistema che gli sta attorno.

Suoni sinistri

Gran parte del progetto ruota proprio attorno al suono del ghiacciaio che fonde. Entrando al Mo.Ca ci si imbatte in una lunga striscia bianca per terra su cui è riprodotta una forma d’onda acustica: sono le registrazioni raccolte durante l’agosto del 2022 da un registratore posizionato in un mulino glaciale, una cavità scavata nel ghiacciaio dalle acque superficiali. Più di 15mila ore di materiale audio che testimoniano lo scioglimento dell’Adamello: «Il suono è il primo elemento che testimonia li cambiamento di stato da solido a liquido», spiega l’artista Sergio Maggioni, ideatore del progetto «Un suono in estinzione».

Tutta l’installazione integra dati scientifici e rappresentazione artistica: «È la prima volta che i dati che abbiamo raccolto in questi anni sono sviluppati in un percorso come questo», spiega Maggioni. Un itinerario che racconta due aspetti del ghiacciaio: i suoi cicli vitali, restituiti attraverso il suono della sua fusione (le installazioni «Respiro», «Ablazione sonora» e «Fonetica glaciale»), e i suoi cambiamenti nel tempo. «Ablazione sonora» è un’opera audiovisiva che riassume, attraverso i suoni, le 24 ore del ghiacciaio in un giorno d’estate: in una stanza buia il visitatore è circondato da vibrazioni e rumori del ghiaccio che cambia, comprese i suoni delle fratture e dell’acqua che scorre.

Effetti visivi e sonori per toccare e sentire lo scioglimento del ghiacciaio - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Effetti visivi e sonori per toccare e sentire lo scioglimento del ghiacciaio - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

Nel cortile

Passato, presente e futuro dell’Adamello sono invece rappresentati nel cortile del Moca da linee colorate che corrispondono ai mutamenti delle dimensioni del ghiacciaio. Dalla superficie attuale, di circa 12 chilometri quadrati, si passa a quella che potrebbe avere nel 2065 con le variazioni di temperatura di oggi: ne resterebbe una piccolissima porzione, rappresentata da un piccolo drappo rosso sul selciato del cortile.

«Nel 2000 i metri cubi del ghiacciaio erano 800milioni, che oggi si sono ridotti del 30-40 per cento – racconta il glaciologo Roberto Ranzi, docente dell’università degli Studi di Brescia, che collabora con «Un suono in estinzione» –. E dai modelli matematici messi a punto in ateneo abbiamo previsto che difficilmente il ghiacciaio riuscirà ad arrivare a fine secolo. Ma con la comunicazione e con l’arte – conclude – si possono rendere i cittadini consapevoli di quello che sta accadendo e spingere al cambiamento».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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