Cos’è il Piano del verde che disegnerà la Brescia del futuro

No: non si tratta «semplicemente di piantare qualche albero qua e là». E no: non si tratta neanche di «imbellettare» qualche angolo o di mettere i bastoni fra le ruote a chi deve spostarsi in auto per lavoro. Si tratta, invece, di cambiare, da un lato, il modo di fare le cose (le strade, i parcheggi, le alberature) e, dall’altro, il modo di vivere gli spazi esistenti e nuovi. Perché c’è una città (in parte nascosta) dentro la città, che scalcia per integrarsi e riannodarsi alla quotidianità della Brescia che conosciamo. Il ponte che consentirà questa metamorfosi si chiama Piano del verde e della biodiversità: la Loggia ci sta lavorando dal 2022, il Ministero lo ha finanziato con un contributo di 100mila euro (nell’ambito del programma sperimentale degli interventi per l’adattamento climatico) e ora è quasi pronto al debutto pubblico per tradurre la teoria in azioni.
Cos’è

Ma che cos’è? I dettagli saranno illustrati a iter concluso, ma qualche anteprima è possibile svelarla. Al suo interno ci sono diversi scenari: corsi d’acqua (letteralmente) da riscoprire, andando a de-tombare i torrenti che sono stati soffocati dal cemento; ci sono i cosiddetti progetti speciali, tre in particolare: Castello, aree agricole Caffaro, Mella; c’è un compendio di nuove regole che potrebbe tradursi in vincoli urbanistici ma anche in una sorta di «manuale d’istruzione» per tutti i cantieri del futuro (dettando linee d’indirizzo su materiali e metodi di impermeabilizzazione degli spazi); ci sono i valori economici del verde, oltre che una carrellata di dati utili per progettare le mitigazioni.
Sicurezza
Utili a cosa? Ad esempio per calmierare le isole di calore, ma anche per decifrare quali tipologie di alberi piantumare in città a fronte di temperature sempre più impietose e di una manutenzione più efficace sia dal punto di vista ambientale (sequestro del carbonio atmosferico, produzione di ossigeno, riduzione degli inquinanti atmosferici), sia dal punto di vista della spesa pubblica. C’è poi il filone sicurezza: un capitolo importante del documento è, ad esempio, quello relativo alla protezione del rischio idrogeologico. In questo ambito è, ad esempio, rilevante il detombamento dei corsi d’acqua, un procedimento per riportare a condizioni di naturalità un fiume o un canale in precedenza occlusi.
Futuro

Il Piano del verde e della biodiversità è in sostanza un dossier di opportunità (azioni, regole, progetti speciali, vincoli, idee) che disegna il capoluogo green del futuro. O, meglio: il futuro sostenibile del capoluogo. Un po’ perché un dialogo tra ecologia ed economia non è solo possibile ma ormai necessario (d’altro canto, non a caso le due parole condividono la radice «oikos», ossia casa). Un po’ perché le città si sono ormai trovate a tu per tu, faccia a faccia con gli effetti della crisi climatica che va affrontata a partire dal luogo pubblico per eccellenza: la città, ossia gli spazi di tutti.
Focus

Entrando più nel dettaglio, uno dei progetti più immediati del Piano darà vita a una nuova mappa della città. Si tratta di sedici percorsi di trekking urbano, passeggiate che attraversano i 33 quartieri e permettono di scoprire «la città naturale», quella che già esiste ma rimane più nascosta. O, per dirla con le parole dell’assessora alla Transizione ecologica, Camilla Bianchi, «la Brescia che è spesso data per scontata, ma che scontata non è». Un teorema di percorsi «che si intrecciano con la cultura naturalistica e che consentono di passeggiare in modo consecutivo sotto un albero». L’idea è di sviluppare una sorta di palinsesto: un appuntamento al mese per socializzare e riscoprire i vantaggi e gli scorci della Brescia green. «In prospettiva, proprio attraverso il Piano – aggiunge Bianchi – l’ambizione è di incrociare questi tragitti a quelli dei mezzi pubblici, così da realizzare una cartina alternativa del capoluogo insieme a Brescia Metro».
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