Caffaro, a Brescia restano circa 160 milioni dal risarcimento

Il tempo che separa Brescia, Torviscosa e Colleferro dall’imprimatur della Cassazione per ottenere il risarcimento dei danni provocati dalla ex Caffaro è prezioso. In primis per la politica locale, che dovrà «trattare» con Roma (trattandosi di Sito di interesse nazionale, la competenza è, appunto, nazionale) per avere voce in capitolo su come destinare i fondi. Di quale cifra stiamo parlando, realmente? A conti fatti, al Sin di Brescia resteranno in cassa circa 160 milioni di euro.
I conti
L’attesa sentenza della Corte di Giustizia Ue ha confermato il giudizio espresso dalla Corte d’Appello di Milano e condannato la multinazionale LivaNova, che aveva inglobato Sorin (ex Caffaro) insieme a tutti gli utili, a un risarcimento di oltre 453 milioni di euro. Di questi, circa 250 milioni sono destinati al sito di Brescia (che, lo ricordiamo, non include solo il capoluogo ma anche Passirano e Castegnato).
Dalla cifra complessiva, però, il Ministero dell’Ambiente sottrarrà facilmente i fondi già anticipati per le bonifiche effettuate e in corso per le quali ha anticipato la copertura finanziaria agendo - di fatto - in via sostitutiva rispetto a chi ha causato il danno, vale a dire - secondo i giudici - Sorin, dunque LivaNova. Brescia dunque può aspirare ad accaparrare per città e provincia circa 160 milioni.
Fronti aperti
I fronti aperti sono molti: c’è la discarica Vallosa di Passirano, ci sono le aree agricole e gli orti dei privati che non sono mai stati risarciti e ci sono anche quattro quartieri nel capoluogo (Fiumicello, Porta Milano, Primo Maggio e Chiesanuova) che gli effetti diretti della produzione della ex Caffaro chimica li hanno vissuti per decenni. Non a caso ad Anniston, in Alabama, dove sorgeva l’altro stabilimento in cui si producevano i policlorobifenili (Pcb), è stato conferito un risarcimento alle famiglie ed è stato realizzato un ambulatorio pubblico.

«Questa sentenza – conferma il commissario straordinario del Sin Caffaro, Mauro Fasano – è assolutamente innovativa, segnerà la storia e molto probabilmente farà giurisprudenza in materia. È chiaro che ora la politica si trova di fronte a decisioni molto più ampie: capire come verranno utilizzate queste risorse sarà una fase molto interessante».
Le priorità
La sindaca Laura Castelletti, all’indomani dalla notizia pubblicata sulle pagine del Giornale di Brescia, ha già in mente un primo obiettivo: «Se la Corte di Cassazione, in applicazione del principio enunciato dalla sentenza della Corte di Giustizia europea, confermerà la condanna di LivaNova, auspico che i soldi che riguardano il Sin Caffaro restino a Brescia, consentendo finalmente di affrontare uno dei nodi ancora da sciogliere, ovvero la bonifica dei terreni privati. Parliamo di cifre importanti - continua la sindaca - che non devono restare al Ministero dell’Ambiente, ma vanno reinvestite sul territorio, attraverso il commissario straordinario, per dare le risposte che i residenti delle zone inquinate aspettano da troppo tempo. A breve le ruspe entreranno nella Caffaro e inizieranno le operazioni di bonifica: è un grande risultato, ma bisogna proseguire su questa strada».
Sulla stessa lunghezza d’onda l’on. Fabrizio Benzoni (Azione), che - attraverso una nota stampa - commenta: «Auspichiamo che lo Stato destini queste risorse, qualora venissero incassate, non solo alle bonifiche ancora incomplete per mancanza di fondi, ma anche e soprattutto a sostegno delle famiglie, dei territori e delle comunità che hanno subito le conseguenze di questi disastri».
Responsabilità
A intervenire, dai banchi del centrodestra in Loggia, è infine il presidente della Commissione Bilancio, Fabio Rolfi: «È una buona notizia per la città – scrive –. Un eventuale risarcimento civile ai danni arrecati al territorio e alla comunità rappresenta una opportunità per sanare ferite ancora aperte e completare interventi di bonifica. Rimane l’amarezza nel constatare che questo risultato è il frutto del lavoro del commissario liquidatore e dell’Avvocatura dello Stato, mentre il Comune, diretto rappresentante della città inquinata che ancora soffre questa vicenda, è sostanzialmente rimasto alla finestra. La tutela della città e dei cittadini danneggiati dalla ex Caffaro, in tutti questi anni, è stata delegata. Una decisione incomprensibile che speriamo non pregiudichi risarcimenti futuri».
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