Ambiente

Agrivoltaico: «Capire quale norma applicare al caso non è sempre chiaro»

Angelo Gabricci, presidente del Tar di Brescia: «Siamo in una fase di alta conflittualità, ma anche di notevoli difficoltà del legislatore di trovare una linea chiara»
Pannelli agrovoltaici
Pannelli agrovoltaici
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«Siamo in una fase di alta conflittualità, ma anche di notevoli difficoltà del legislatore di trovare una linea chiara». Il presidente del Tar di Brescia, Angelo Gabricci, lo dice senza esitazioni, fotografando un contesto normativo ancora instabile che lascia amministrazioni e giudici in un terreno in continua evoluzione. Da mesi il Tribunale è diventato il punto d’approdo delle frustrazioni di molti sindaci di Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova (una trentina i ricorsi depositati), che si rivolgono in via Zima per contrastare l’occupazione di terreno agricolo pregiato da parte di grandi impianti fotovoltaici o agrivoltaici.

Presidente, vi sentite arbitri di un conflitto istituzionale?

Siamo esclusivamente garanti della correttezza delle procedure e del rispetto delle norme. Il quadro normativo, però, non è semplice: è una materia ancora giovane, con regolamenti sovrapposti, disposizioni valide solo per certi periodi, linee guida regionali annullate e perfino dubbi di costituzionalità sollevati. Capire quale norma applicare non è sempre immediato.

I Comuni sostengono di essere marginalizzati: è davvero una sconfitta delle autonomie locali?

È un giudizio politico, e non spetta al Tar. I Comuni partecipano alle procedure e possono esporre le loro osservazioni. Poi è il legislatore che decide. Capisco che sul territorio si percepisca una perdita di peso, ma non è un tema che il giudice può valutare. Noi guardiamo solo alla legittimità dei provvedimenti.

Il presidente del Tar di Brescia Angelo Gabricci - © www.giornaledibrescia.it
Il presidente del Tar di Brescia Angelo Gabricci - © www.giornaledibrescia.it

Si rischia uno svuotamento della democrazia locale?

In materie che riguardano l’intero Paese è quasi inevitabile avere pochi centri decisionali. Una disciplina omogenea è fondamentale anche per noi giudici. D’altro canto, ci sono settori – come urbanistica o edilizia – dove il ruolo del Comune resta centrale. Qui, invece, gli interessi superano i confini locali e il legislatore sceglie livelli superiori di governo.

Il Tar spesso decide su aspetti procedurali, senza entrare nel merito ambientale. È un limite?

La struttura del processo impone di partire dal rito. Se emerge un elemento preclusivo – un deposito tardivo, un adempimento mancante – non possiamo andare oltre. Non è disattenzione: è rispetto delle regole.

Come si bilancia tutela del paesaggio e necessità energetica?

Il nostro parametro resta la legalità, non possiamo sostituirci alla politica, ma possiamo cercare un punto di equilibrio. Già 15 anni fa, quando le sovrintendenze rifiutavano in blocco i pannelli sui tetti, scrissi una sentenza che riconosceva come il fotovoltaico fosse ormai parte del paesaggio, se non impattante. Anche oggi, nei limiti della legge, cerchiamo soluzioni che tengano insieme tutela ambientale e innovazione. È difficile, ma è il nostro compito.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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