Il Milite Ignoto di Roma simbolo delle madri che hanno perso un figlio

Roma avrà le bandiere a mezz’asta per la morte di Papa Francesco nel giorno in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella salirà la scalinata del Vittoriano per celebrare l’anniversario della Liberazione. Dopo ottant’anni tondi, la pace sembra avere smarginato i contorni, anche gli eroi sono visti come anacronismi dei cicli storici e della letteratura.
Eppure il Milite Ignoto è lì sull’Altare della Patria, costruito con il marmo di Botticino, dove una fiaccola sempre accesa vigila sulla sepoltura, illuminando idealmente il ricordo di chi non ha nemmeno una lapide su cui piangere.
Non si conosce niente di quell’uomo, neanche il luogo dove sia morto. Nessuno saprà mai il vero nome di sua madre né quello del padre di cui si è disperso il cognome. La scelta di individuare un corpo che rappresentasse tutti fu affidata alla friulana Maria Maddalena Blasizza, originaria di Gradisca di Isonzo, ricordata come Maria Bergamas con il cognome del marito.
Ottenne questo atroce privilegio per aver perso il figlio Antonio, di 25 anni, durante la Prima Guerra Mondiale.
I giornali dell’epoca riportano che davanti alle undici bare allineate nella cattedrale di Aquileia lei era apparsa incerta. Più volte, andò avanti e indietro piangendo, prima di decidere.
La bara del Milite Ignoto, avvolta nella bandiera italiana, fu trasportata sul «treno del silenzio». Il convoglio era casualmente composto da diciassette vagoni, un numero che la tradizione popolare associa alla disgrazia.
Le immagini che oggi si possono trovare su Internet mostrano la «madre d’Italia» Maria Bergamas pietrificata dal dolore nell’abito da lutto, con una corona del rosario attorno al collo e le medaglie al valore militare appuntate sul seno. In mano stringe un mazzo di fiori, con il quale forse avrebbe dovuto indicare il feretro, contenente il corpo di uno sconosciuto che eleggeva a figlio.
Ancora adesso ci sono tante madri che hanno negli occhi la stessa sofferenza di non sapere dove portare un fiore. Non è cambiato niente.
Si continua a piangere e a celebrare il ricordo dei caduti, mentre tornano in modo preoccupante le parole di Platone: «Chi aspira alla pace, prepari la guerra».
La nostra è una pace intermittente, una tregua fra lo scoppio di una bomba e una mitragliata.
Agli orrori passati si finisce per abituarsi, per questo è necessario richiamarli spesso alla memoria prima che la stupidità ci renda increduli del tutto.
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