80 anni GdB

Fotogiornalismo, la nobile arte di dare concretezza d’immagine alle notizie

Eco affermava che «deve farsi provocazione alla riflessione e non invito all’ipnosi»
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«Essere Weegee»: sì, parafrasando il titolo d’un surreale film di Spike Jonze («Essere John Malkovich», 1999), è questo l’augurio che si può fare ai tanti fotoreporter che in 80 anni di edizioni hanno ruotato attorno al Giornale di Brescia.

Perchè Arthur H. Felling detto Weegee (1899-1968) fu il prototipo del... cacciatore di immagini cronachistiche: nella New York Anni ’30 e nei decenni successivi, fra cronaca nera e momenti di vita pubblica, fu un grande del fotogiornalismo e resta un illustre storico modello di riferimento. Perché se non è vero, come sostiene l'antico motto, che un’immagine vale più di mille parole, è però vero che una foto ben realizzata – forte del suo linguaggio esplicito, a tutti comprensibile – dà più voce a qualunque testo; e di quel testo si avvale per integrare il proprio senso. Ed è dunque sacrosanto dire che – qui riparando a decenni di sottovalutazione del loro ruolo – i fotoreporter non sono i paria dell’informazione, bensì stimabili alleati di noi giornalisti; quando non addirittura scopritori di notizie che le parole di un articolo circostanziano, chiariscono, approfondiscono.

È un’osmosi quella tra giornale e fotoreporter, e il fotogiornalismo è rilevante disciplina comunicativa che in Italia nasce nel Risorgimento, con Salvatore Lecchi a ritrarre nel 1849 gli scontri fra papaline truppe francesi e i ribelli della Repubblica Romana, o Gioacchino Altobelli nel 1870 a mostrare (ricostruendola a posteriori per ovvie ragioni di macchinari e lunghissimi tempi d’esposizione) la Breccia di Porta Pia decisiva per la presa di Roma e l’Italia unita.

Un antico mestiere – quello di andare, scoprire e ritrarre con la fotocamera – onorato da quel World Press Photo Award che, fondato ad Amsterdam giusto 70 anni fa, dal 1955 annualmente premia funzione e maestrìa del fotogiornalismo. Fotogiornalismo che, per dirla con Umberto Eco, è una pratica che per il bene d’una civiltà democratica «deve farsi provocazione alla riflessione e non invito all’ipnosi».

I fotoreporter che sono stati, sono e saranno parte della missione informativa del nostro giornale, incarnano impegno e merito di quella funzione quotidianamente praticata di pari passo con le cronache e i commenti scritti dei giornalisti. Per dare concretezza d’immagine alle notizie. Per... essere Weegee.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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