Cultura

Timori sotto la minaccia di uno sguardo estraneo

Nel breve ma intenso volumetto pubblicato per Sellerio, Herta Müller, Premio Nobel per la Letteratura 2009, descrive con nitidezza il senso di smarrimento e di angoscia di chi è spiato, in un mondo in cui il sospetto di delazione rischia di coinvolgere ognuno di noi
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Dilatato e prevaricante "Lo sguardo estraneo" del premio Nobel 2009 per la letteratura Herta Muller, figlia di una deportata nei lager staliniani e di un funzionario delle SS tedesche, si rivela altro da quel che sembra. Si svela per lo sguardo che sveste il complotto, lo spionaggio, i tradimenti che di norma accompagnano l'esistenza di tutti, anche in tempi di non dittatura.

Estrema l'autrice nel rivelare con poche parole la non lieve verità della vita: lo sguardo estraneo ci perseguita quando è degli altri, ma ancor più quando è il nostro. Sguardo che denuda le doppiezze dell'animo umano e attesta l'estesa presenza di delatori e spie, perfettamente addestrati ancor prima dell'avvento delle dittature. La crescita occulta delle potenzialità del delatore, secondo la Mueller, assume ripetutamente le sembianze di una crisalide che si scopre disinvolta agli occhi degli altri, con una parvenza di innocenza interiore. Così "la bicicletta non resta a lungo una bicicletta, la tintura dei capelli non può restare una tintura", come la maniglia della porta o del frigorifero... In tutti questi casi, per esperienza personale dell'autrice, il sospetto di manipolazione da spionaggio è più che legittimo e provato. Anche gli oggetti, oltre allo sguardo, si fanno estranei, come l'appartamento, un profumo, l'autocarro che investe il perseguitato, ..."il fantasma del mondo che si combina contro la ragione".

Presagi e cose insignificanti con le loro ombre significative minacciano l'equilibrio della mente costringendo ad un adeguamento del proprio modo di vivere alla tattica del persecutore, alla sua individuazione come persona in carne ed ossa. Inizia allora il dolore di scoprire che le vittime, noi, i perseguitati, stiamo assumendo le sembianze delle spie. Ci accorgiamo di scrutare nello stesso identico modo gli altri, o chi pensiamo si possa identificare con un delatore. Ci facciamo spie inconsce, ma determinate ed esperte al pari loro. Il cerchio si chiude, la vita diventa nulla, la meschinità si fa nostra dal momento in cui ne percepiamo con lucidità l'esistenza negli altri.

Il passo da qui all'affermazione che è stata la vittima con il suo "sguardo estraneo" a costringere la dittatura a perseguitarla e non essa a imporre quello sguardo, è breve, brevissimo. Perché quello sguardo si fa provocazione, minaccia, paura. Non segue ad un ambiente estraneo, ma deriva dalle cose familiari e note, sottratte all'ovvietà.

Anche se - puntualizza la Muller - "nessuno finora ha potuto buttarsi nelle braccia della follia solo perché privo dell'ovvio".

Il mondo si fa dunque chiaro agli occhi del lettore, l'autrice risplende nella sua prova di identità umana, e finalmente la madre può emergere dalle memorie più sofferte con il suo disincantato e goloso amore per le patate prima della deportazione, poi come simbolo della sopravvivenza nel lager, e poi ancora come continuità della vita nel benessere ritrovato.

Graziella Pizzorno

LO SGUARDO ESTRANEO
Herta Muller
Sellerio- 60 pagine, 9 euro

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