Cultura

Jovanotti, l'elettronica dell'amore

Non capita spesso di assistere a un concerto così. Un mix, anzi, un «Megamix» - ch'è la traccia con cui Jovanotti ha aperto il suo live alla Fiera di Brescia, davanti a 7mila e 500 spettatori - di colori, grandi canzoni, pulsazioni house, flash elettronici, beat, diluvi di note di basso, ossessioni di cassa e rullante, lacrime di melodia. E immagini.
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Non capita spesso di assistere a un concerto così. Un mix, anzi, un «Megamix» - ch'è la traccia con cui Jovanotti ha aperto il suo live alla Fiera di Brescia, davanti a 7mila e 500 spettatori - di colori, grandi canzoni, pulsazioni house, flash elettronici, beat, diluvi di note di basso, ossessioni di cassa e rullante, lacrime di melodia. E immagini.

Un'autentica tempesta, un vulcano, una galassia di immagini, che sono sfrecciate alla velocità della luce sullo schermo alle spalle di Cherubini. E poi una cascata di colori, una scaletta che rasenta la perfezione, un senso e un «culto» della scena che hanno del commovente.

«Grazie per essere venuti a festeggiare il nostro tempo - scandisce Lorenzo poco prima che inizi «Ora», title-track del nuovo album e segno zodiacale del tour che ne scaturisce -, noi ci giochiamo tutto adesso, questo è il mio tempo, il tuo tempo, il nostro tempo».

I momenti clou sono tanti, cadono a grappoli su tutto il diametro dello show. Non capita spesso di assistere a un concerto così.
 

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