Sfratto difficile: arrestati davanti ai quattro figli a Lumezzane

La coppia è accusata da pubblico ufficiale, ma nega: «Non abbiamo usato violenza. E possiamo pagare la casa adesso»
Il tribunale di Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il tribunale di Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Arrestati davanti ai quattro figli, due anni il più piccolo, diciassette il più grande. Arrestati per aver opposto resistenza, questa almeno l’accusa, ai carabinieri che stavano eseguendo il loro sfratto dall’abitazione che avevano preso in affitto a Lumezzane e che per una concomitanza di ragioni, così almeno hanno spiegato, non erano riusciti a pagare per alcuni mesi.

Il provvedimento è scattato nel tardo pomeriggio di giovedì a Lumezzane, ed è stato eseguito a carico di una coppia di stranieri: una 38enne di origini moldave e un 32enne egiziano. Stando a quanto messo a verbale dai carabinieri di Lumezzane i due reagiscono alla richiesta dei militari di lasciare l’immobile, oppongono non solo resistenza passiva, ma alzano pure le mani. Per eseguire lo sfratto e liberare l’appartamento i militari impiegano circa una mezz’ora. La coppia poi viene condotta in caserma, formalmente arrestata, posta agli arresti domiciliari negli alloggi messi a disposizione dal datore di lavoro dell’uomo, e convocata in Tribunale per la mattina di ieri davanti al giudice Luca Angioi.

Il giudice ieri ha convalidato il loro arresto, li ha rimessi in libertà e li ha convocati per il 5 luglio per la celebrazione del processo per resistenza a pubblico ufficiale.

«Non abbiamo fatto niente - ci ha detto la donna in lacrime - quando i carabinieri sono arrivati abbiamo aperto loro la porta. Ci siamo limitati a fare rimostranze. A chiedere dove potessimo andare con quattro figli, due dei quali piccolissimi. Ma nessuna violenza da parte nostra. Allo sfratto ci siamo arrivati non per colpa nostra. È vero non abbiamo pagato alcuni mesi ma a causa del Covid - ha spiegato la donna -. Per la pandemia mio marito ha perso il lavoro, in quello stesso periodo io ero a casa in maternità. Ci siamo trovati costretti a scegliere tra pagare l’affitto o dare da mangiare ai ragazzi. Ora però lavoriamo entrambi e possiamo mantenere la famiglia e la casa. Abbiamo proposto un piano di rientro alla proprietà, ma non è stato accettato».

Al netto dello sfratto, per Umberto Gobbi, portavoce di «Diritti per tutti» ieri in Tribunale per seguire l’udienza, è «accaduto un fatto gravissimo, anche perché non si può parlare di violenza, ma al massimo di rimostranze. Seguiamo gli sfratti da dieci anni - ci ha detto - e non era mai successo prima che scattassero gli arresti. Ci chiediamo se questa non sia per caso una svolta nella gestione di un fenomeno sociale drammatico com’è quello degli sfratti». 

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