Lumezzane, la ricerca sulla telemedicina vale quasi un milione

Un tesoretto per la ricerca al Maugeri di Lumezzane. L’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico verrà infatti finanziato con 900mila euro dal Ministero della salute per un progetto di telemedicina, che permette di curare un paziente a distanza grazie alle tecniche informatiche.
A ricevere la cospicua somma è l’équipe di Simonetta Scalvini, direttore scientifico dell’Istituto che ormai vanta una esperienza ultradecennale in questo campo con particolare riferimento alle malattie croniche, cardiache e respiratorie. Con lei, gli infermieri Doriana Baratti, Giuliano Assoni, Margherita Zanardini e Marilisa Serlini, con esperienza ventennale, e un biologo, Palmira Bernocchi, che insieme alla responsabile si occupa della parte progettuale e scientifica. Tutti i membri della squadra vincitrice erano già inseriti in un progetto più ampio sulla telemedicina dedicata ai pazienti cronici, con l’obiettivo di individuare nuovo strategie per affrontare la presenza di più patologie nello stesso paziente.
«Su mandato di Regione Lombardia ci occuperemo di censire le attività di telemedicina del territorio lombardo - spiega la dott.ssa Scalvini -, studieremo un percorso educazionale per migliorare l’attività del paziente che seguiamo a domicilio e uno formativo specificatamente dedicato ai case manager, ossia al personale infermieristico specializzato che, con la riforma sanitaria lombarda sulla cronicità, diventa il fulcro della presa in carico del paziente».
Soddisfatti si dicono anche il direttore scientifico nazionale del Maugeri, Mario Melazzini, e il direttore generale Paolo Migliavacca. «L’équipe dell’Irccs Maugeri di Lumezzane - afferma Melazzini - conferma l’elevata qualità delle proprie ricerche sulla telemedicina, che ne fanno un unicum a livello nazionale ed europeo. L’innovazione digitale sarà sempre più la risposta ai nuovi bisogni di cura che emergono con l’invecchiamento della popolazione. Le attività cliniche e di ricerca in telemedicina sono iniziate a Lumezzane nel 2000. Attualmente sono oltre 200 i pazienti seguiti e, complessivamente, 2.100 quelli in cura negli ultimi 18 anni. Un’attività che ha visto ridurre drasticamente le riacutizzazioni e le "riospedalizzazioni"».
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