Giù un cavalcavia in 7 ore: demolizioni-lampo made in Brescia
Riescono a demolire un cavalcavia in una notte. Ad abbattere edifici e strutture sopraelevate senza danneggiare altri immobili che sorgono nelle vicinanze, come il famoso Bruco di Genova (sovrappasso pedonale) o una parte di centro commerciale nel Milanese consentendo che nell’altra le persone continuassero a fare shopping. Sono riusciti con decine di anni di esperienza a domare quei «dinosauri» dai denti d’acciaio (le pinze oleodinamiche), facendoli muovere come e dove vogliono, secondo il motto: «Le cose facili possono farle tutti, a quelle difficili pensiamo noi».
Una famiglia di «demolition men» quella dei Prandelli di Villa Carcina, a cominciare dal nonno Santo. Il fondatore nel 1959 era partito dagli scavi e da una cava per poi specializzarsi nel settore dell’abbattimento di edifici, ponti o strutture industriali. Al timone dell’azienda oggi c’è uno dei figli, Maurizio, che a sua volta è affiancato dai figli Gemma e Santo, che orgogliosamente porta il nome del nonno, rappresentanti della terza generazione dei Prandelli.
Questa esperienza acquisita negli anni ha portato l’azienda di Villa Carcina a specializzarsi in un settore di nicchia, fino a diventarne leader. La Santo Prandelli è stata chiamata ad abbattere il ponte sulla A21 che fu lesionato da un incidente terrificante in cui morirono sei persone, lo scorso gennaio a Manerbio, ma anche altri cavalcavia che si trovavano lungo la tratta della Brebemi. E ancora lungo la A4 in provincia di Udine ha vinto un appalto che riguarda la demolizione di nove cavalcavia autostradali e del viadotto sul fiume Tagliamento (da eseguire a gennaio).
«Avere personale ben formato e preparato, insieme a mezzi sempre pronti e all’avanguardia»: questi gli ingredienti, secondo Maurizio Prandelli, che consentono di intervenire in tutta sicurezza e con rapidità. «Che non vuol dire assolutamente fare le cose in fretta» precisa il presidente della società che negli interventi più complessi ancora siede ai comandi di quei macchinari enormi e sofisticatissimi che vengono impiegati per smantellare qualsiasi tipologia di costruzione.
«Se ho una qualità è quella che al primo sguardo, al primo sopralluogo so già cosa si deve fare. Da lì nasce poi lo studio di progettazione dell’intervento. Con gli anni abbiamo imparato che servono strumenti dimensionati all’intervento, anche per mitigare l’impatto ambientale e acustico, e ancora: il numero di uomini sufficiente affinché tutti svolgano il proprio ruolo senza darsi fastidio l’un con l’altro. Sessant’anni fa quando mio padre Santo aveva avviato l’impresa la fatica era più fisica, oggi è una fatica più mentale».
Maurizio e Santo Prandelli sanno bene che è la «coordinazione del team che fa la differenza», consentendo alla azienda di non perdere tempo. Cosa che li ha portati anche ad utilizzare un frantoio mobile autorizzato per 270mila tonnellate che consente di frantumare sul posto i resti delle demolizioni, riciclandoli poi per lo stesso cantiere, con grande vantaggio dal punto di vista ambientale.
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