«El bechér»: una tradizione lunga 150 anni

Ancora oggi anima Cortine: ha resistito all'avvento dei centri commerciali
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Te ne accorgevi dall’odore, quello pungente e inconfondibile della trippa cucinata dai «Batistù» della Scaletta, che stavi raggiungendo il cuore di Cortine. Un cuore tutto dritto e in salita come la strada di via Zanardelli, ma generoso di vita e di minuscole attività commerciali. Il mondo dei cortinesi era tutto racchiuso lì, con qualche piccola deviazione che svoltava giù in via Aperta oppure su in via Scuole.

Le cose sono iniziate a cambiare drasticamente negli anni ’80: una dopo l’altra, le porticine hanno chiuso i battenti, spopolando il viale e rubando un pezzo d’anima alla frazione. 
Unica sopravvissuta, cambiando diverse gestioni, sul viale ora a senso unico è rimasta la Scaletta. Ma c’è un altro superstite che ha saputo uscire vincente dalla lotta con la grande distribuzione, solo cambiando sede nell’anno della grande nevicata.

Era il 1985 quando Piero Trainini, per tutti «el bechér», trasferì la sua macelleria da quel miscroscopico locale che faceva angolo con via Aperta nell’ampio spazio a ridosso dell’incrocio principale della frazione. Un trasloco che equivaleva allora alla fine di un’epoca felice, ma anche all’ostinata capacità di saper tenere in piedi una tradizione che ad oggi dura da quasi 150 anni.

È una storia di fatica e passione che si perde nella notte dei tempi, quella dell’attività familiare dei Trainini. Parte da Bovezzo, a Conicchio, dove i ricordi dei fratelli Piero e Guido, allora bambini, raccontano che un tempo la macelleria era affiancata da un’osteria con i tavoli all’aperto, sull’attuale provinciale. Era qui che gli animali venivano macellati e i loro quarti, avvolti in coperte di lana, issati sul «gerosino» per volare verso le salumerie di Cortine e di Nave. 

Tra il campanile e la piazza trovava casa sin dagli anni ’30 la «filiale» navense dei Trainini, da ormai tre decenni spostata a due passi dalla vecchia e gestita da Guido. Allora, però, era ospitata in un edificio abbattuto di recente e a proposito del quale il figlio di Piero, Paolo - attuale gestore della macelleria cortinese - racconta un aneddoto: «Quando fu demolita, tra i detriti furono trovate delle ossa credute umane. Più tardi si comprese che in realtà si trattava di ossa di maiale abbandonate da uno dei miei avi in una qualche ghiacciaia ricavata nel terreno».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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