Disagio sociale in calo? Secondo i «pacchi» sì

In calo, anche se non in maniera eclatante, il numero di pacchi alimentari e di vestiario distribuiti dalla Caritas
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In calo, anche se non in maniera eclatante, il numero di pacchi alimentari e di vestiario distribuiti dalla Caritas di Gardone cui fanno capo anche le parrocchie di Inzino e Magno.

Numeri fragili, quasi inconsistenti che difficilmente sono interpretabili come un segno quasi impalpabile di inversione di tendenza. Nel 2016, però, di fatto, sono stati distribuiti 820 pacchi alimentari, una quarantina in meno rispetto all’anno prima e ancora meno rispetto al 2014.

Il calo potrebbe essere imputabile a variabili che sfuggono al controllo, come il fatto che qualche famiglia si sia trasferita altrove. Ma i numeri stanno a dire che la distribuzione cala e visto che il controllo, rispetto ad altre fonti di approvvigionamento sul territorio, è abbastanza attento, verrebbe da dire che forse c’è da essere un po’ meno pessimisti rispetto alla situazione. Anche se il bisogno è presente e a soffrirne maggiormente sono gli italiani, i gardonesi soprattutto.

Già perché fin dall’apertura dello sportello nel 2011 sono sempre stati in testa alla classifica raggiungendo globalmente la soglia del 30% dei beni distribuiti. Una cifra che racconta di una povertà effettiva, di un bisogno costante di sostegno. Ma l’attività Caritas non si ferma qui. In tre anni sono stati finanziati, attraverso il progetto microcredito 59.000 euro destinati a 21 famiglie che si sono impegnate a restituire la somma ricevuta.

«Tutti i beneficiari stanno a poco a poco restituendo» spiega il presidente Efrem Panelli. Il problema più grande rimane però quello legato all’occupazione. «Perché - dice ancora Panelli - negli anni ci siamo resi conto che non si può vivere solo ed esclusivamente di aiuto immediato salvo in casi eccezionali». Per questo Caritas ha proposto il progetto di sostegno all’occupazione che il Comune ha condiviso e sostenuto e che propone un incentivo per le aziende per assunzione di persone in condizioni di fragilità e a rischio di esclusione sociale per la crisi.

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