Bozzoli: inchiesta da 1 milione e processo a rischio rinvio

Gli ultimi atti sono stati depositati il 21 ottobre. Fuori tempo massimo, ad indagine chiusa e 1.840 giorni dopo l'8 ottobre 2015 quando Mario Bozzoli sparì nel nulla alla fine di una giornata di lavoro nella sua fonderia in Valtrompia.
Nuovo capitolo. Questa mattina a Palazzo di giustizia andrà in scena un nuovo atto del giallo di Marcheno. È prevista l'udienza preliminare a carico di Giacomo Bozzoli, nipote dell'imprenditore, unico indagato e accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e occultamento di cadavere. Ma, come accaduto lo scorso giugno, non è escluso un nuovo rinvio, in quello che sembra un caso maledetto.
Dopo la morte improvvisa del primo pm titolare dell'indagine, il trasferimento del secondo, l'avocazione del procedimento da parte del procuratore generale poi andato in pensione, anche il giudice è destinato a lasciare il caso. Il gup Alberto Pavan è infatti prossimo a lasciare Brescia per il tribunale di Fermo e oggi la difesa di Giacomo Bozzoli potrebbe chiedere di rinviare l'udienza così da avere il tempo di visionare i nuovi atti depositati dalla Procura nelle scorse settimane.
Nel già ampio fascicolo sono state inserite una relazione dei carabinieri e poi l'interrogatorio del collega di Mario Bozzoli, già sentito nel 2015, che condivideva con lui lo spogliatoio e al quale gli inquirenti hanno richiesto come funzionasse la chiusura della porta di quei locali in cui, secondo l'ipotesi accusatoria, la vittima è stata colpita prima di essere portata fuori dai capannoni della fonderia del mistero.
I costi. Si tratta degli ultimi atti di un'indagine che tra intercettazioni telefoniche, ambientali, parcelle per le attività di consulenti informatici, dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo e di un archeologo forense, è costata alla giustizia italiana più di un milione di euro. Una cifra confermata dagli atti di indagine. E cinque anni dopo, il caso non è ancora approdato in aula.
A favore dell’indagato. Dopo che nel registro degli indagati a dicembre 2015 finirono in quattro, Giacomo Bozzoli è rimasto l’unico coinvolto. Per gli inquirenti lui ha portato fuori dall’azienda il cadavere dello zio, ma sulla sua Porsche Cayenne non sono state trovate tracce dell’imprenditore. Il tragitto fonderia-casa compiuto da Giacomo quella sera è poi compatibile come tempi con la distanza tra Marcheno e Soiano. Il corpo dell’imprenditore poi non è mai stato trovato e nemmeno l’arma utilizzata.
Contro l’indagato. Per chi indaga pesano come macigni sulla posizione di Gaicomo Bozzoli i pessimi rapporti che aveva con lo zio, le minacce di morte che avrebbe pronunciato più di una volta in pubblico, le parole della moglie della vittima messe nero su bianco nella denuncia di scomparsa del 9 ottobre 2015 e poi l’interrogatorio della ex fidanzata che, 24 ore dopo l’inizio del giallo, riferì ai carabinieri di un piano preciso in ogni dettaglio che anni prima Giacomo le aveva confidato per eliminare lo zio. Tutti elementi che costituiscono il possibile movente.
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