Acciaierie venete, iniziato il «lungo sonno» del Cesio 137

Sono iniziate le operazioni di stoccaggio del materiale radioattivo all'interno del bunker delle Acciaierie venete, che sarà poi sigillato
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L’unico sistema per far sì che il Cesio 137 porti a termine la sua carica radioattiva è la «cura del sonno». E di sonno ce ne vorrà molto. Così, con tutte le cautele del caso, 267 tonnellate di polveri di Cesio 137 sono in fase di stoccaggio nel bunker che le Acciaierie venete hanno costruito all’interno dello stabilimento di via Antonini su prescrizione degli enti competenti, e che sarà poi sigillato. Per quanto tempo? Parecchio: servirà qualche secolo per azzerare la carica radioattiva che le polveri svilupparono dopo la fusione di materiale ferroso proveniente dal Mar Caspio.

Si conclude così una vicenda che ha tenuto banco dal 17 ottobre 2007, quando nella fabbrica vennero fusi materiali metallici che contenevano al loro interno del Cesio 137, uno dei più noti isotopi radioattivi. Le polveri di scarto andarono a finire in una discarica della Bergamasca ma furono rispedite al mittente quando fu rilevata la presenza di materiale radioattivo, prontamente inserito in speciali contenitori: da lì nacque l’esigenza di trovare un luogo di stoccaggio a prova di bomba. Il bunker sarà quindi in grado di resistere alle intemperie, ai terremoti, perfino agli incidenti esplosivi.

Costruito lontano da ogni potenziale fonte di pericolo all’interno dello stabilimento (la legge italiana vieta il trasporto delle scorie radioattive al di fuori del luogo in cui si trovano) il deposito è stato testato per resistere a fenomeni di alta intensità.

La partita si conclude in queste ore sotto l’occhio attento degli enti coinvolti: Prefettura, Ats, Vigili del Fuoco, Arpa e le stesse Acciaierie Venete, che si avvalgono anche di esperti dell’università di Pisa per misurare costantemente il grado di radioattività durante le operazioni, effettuate da una ditta specializzata di Milano.

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