Valsabbia

Una fiaccolata per ricordare Raffaele Tirali

Un corteo di familiari, amici e conoscenti che, ad un anno dalla sua scomparsa, vogliono ricordarlo a Saint Moritz
UNA FIACCOLATA PER RAFFAELE
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Una fiaccolata per non dimenticare. Un corteo di familiari, amici e conoscenti che, ad un anno dalla sua scomparsa, che ricorre il prossimo 31 marzo, vogliono ricordarlo lì, a Saint Moritz, dove Raffaele Tirali ha vissuto gli ultimi istanti della sua vita. Il Comune svizzero ha già dato il consenso e permesso alla mamma, Anna Verdelli, di organizzare per il 3 aprile una fiaccolata «che servirà anche - scrive la madre sulla pagina Facebook creata appositamente - per far sentire la nostra voce. Spero partecipiate in tanti per poterlo ricordare nel luogo dove lavorava e dove ha perso la vita». 

L’iniziativa è l’ennesimo tentativo della famiglia di opporsi all’archiviazione dell’inchiesta sulla morte di Raffaele voluta dalla Procura svizzera, che avrebbe individuato un unico responsabile per quanto successo: lo stesso Raffaele. Conclusioni che non convincono i familiari che la scorsa settimana, tramite l’avvocato Federica Muscio, hanno inviato ai magistrati elvetici due testimonianze scritte e firmate, che parrebbero contraddire le indagini della polizia del Cantone dei Grigioni. 

Raffaele è rimasto schiacciato nel montacarichi del ristorante in cui lavorava, lo «Chesa Chantarella», da un grosso frigorifero che, con i colleghi, stava spostando dalla cucina ad un piano inferiore. Dalle indagini risulta che il giovane di Paitone avrebbe commesso un’imprudenza visto che in quell’ascensore delle merci non doveva starci, così come segnalato da un cartello posizionato all’interno. 

La novità, che potrebbe far riaprire il caso, arriva dalle due nuove testimonianze, rese da alcuni colleghi di Raffaele che erano con lui al momento della tragedia. La prima nega che ci sia mai stato un cartello che vietasse l’uso del montacarichi alle persone, tant’è - è il contenuto della seconda testimonianza - che tutti se ne servivano come fosse un ascensore. Già questa settimana dovrebbe arrivare la risposta della Procura e la speranza della famiglia «è che finalmente Raffaele ottenga giustizia». 

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