Sindaco o imprenditore? Piovono accuse di conflitto d'interessi

«A pensar male si fa peccato, ma...». Inizia con un detto di andreottiana memoria l’ultimo attacco della minoranza di Insieme per Vobarno al sindaco Beppe Lancini e ai suoi, sintetizzato in un volantino distribuito in paese.
«Per il momento nulla di contrario alle leggi, anche se crediamo che con il conflitto di interessi forse ci sia qualche cosa da dire – afferma Paolo Barbiani, leader degli oppositori, che mette subito le mani avanti -. Però questa faccenda è strana davvero, soprattutto se consideriamo che il tutto è stato fatto in sordina e nessuno ne saprebbe nulla senza il nostro accesso agli atti».
Il sindaco Lancini, da parte sua, parla di modalità scorrette di fare politica e si spinge più in là: «Mi sono già consultato col mio avvocato, per verificare se in questa vicenda ci sono gli estremi della diffamazione nei miei confronti».
Questi i fatti: a dicembre del 2014 Lancini sottoscrive, nel ruolo di amministratore della sua azienda, un preliminare di vendita di capannoni e spazi ad un’altra società.
Un contratto che è «subordinato al rilascio da parte degli enti ed autorità competenti, di tutte le autorizzazioni e/o provvedimenti necessari» per la realizzazione in quell’area di «un impianto di trattamento di rifiuti speciali non pericolosi».
Si tratterebbe di materie plastiche da riciclare poi nella produzione.
Una normale transazione commerciale, se non fosse che in quel momento il Lancini era anche il sindaco di Vobarno, ente che come altri è stato chiamato a dare un parere su quella che a ridosso del centro abitato di Carpeneda potrebbe essere considerata una presenza alquanto ingombrante.
Aggiungiamo che il parere favorevole è già stato rilasciato dalla Giunta vobarnese, alla quale il Lancini non ha partecipato.
«L’impatto dell’attività di trattamento dei rifiuti sull’abitato di Carpeneda è tutto da valutare e ci preoccupa – aggiunge Barbiani -, visto che nello studio preliminare di compatibilità ambientale, la stessa azienda dichiara “un volume di traffico indotto di circa 82 mezzi al giorno”».
Ma anche su questo dato il sindaco Lancini ha da ridire: «Mi sono informato: l’azienda mi ha assicurato che non saranno più di 7/8 camion al giorno, meno di quelli si muovono ora per la mia attività».
E c'è anche un altro risvolto di questa vicenda: parte dell'area sulla quale il Lancini ha realizzato la sua azienda era stata acquistata dal Comune nel 1987 col vincolo, in caso di vendita, di restituire all'ente la differenza fra il valore iniziale e quello, appunto, di vendita.
Per la perizia, che ha stabilito tale differenza in 243mila euro a favore del Comune, è stato incaricato un tecnico esterno, individuato però dal tecnico comunale.
«Il Lancini sindaco era interessato a ricevere il massimo, il Lancini imprenditore a pagare il meno possibile. Non sarebbe stato meglio affidare il delicato incartico ad un professionista super partes? Magari nominato da un Trinbunale?» afferma Barbiani.
«Un perito di quel genere si nomina solo se c'è un contenzioso - taglia corto il primo cittadino -. Tutto secondo le regole, anche questo passaggio. Semmai è vero che come imprenditore avrei potuto appellarmi alla legge per non pagarla, quella cifra, ma ho preferito lasciar perdere».
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