Valsabbia

Serle, manca il medico ma il bando dell’Ats è andato deserto

Da un mese oltre 1.400 cittadini sono rimasti senza il dottore di famiglia. Molti i disagi, specie per le persone anziane
Una dottoressa di base scrive una ricetta per un paziente - Foto © www.giornaledibrescia.it
Una dottoressa di base scrive una ricetta per un paziente - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Sos, medico di famiglia cercasi. Da un mese, ossia dal giorno della scomparsa improvvisa della dottoressa Agnese Bodei, a Serle si è sempre in attesa di un sostituto.

«La situazione è problematica - commenta il sindaco Giovita Sorsoli -. Nel nostro paese operavano due soli medici, che si dividevano di fatto i pazienti. Dopo la morte della dottoressa Bodei, la dottoressa Paola Longhi ha assorbito solo una minima parte dei pazienti della collega, non potendo superare il tetto massimo consentito. Ad oggi, così, circa 1.400 serlesi sono privi del medico di famiglia». Tanti, come si può facilmente intuire, i disagi, soprattutto per le persone anziane. «L’alternativa è quella di scegliere uno dei tre medici che si sono dichiarati disponibili e che hanno l’ambulatorio a Paitone e a Gavardo - spiega Sorsoli. - Non proprio a due passi, insomma. Penso in particolare a chi risiede nelle frazioni più isolate e distanti, come Castello».

In municipio, in ogni caso, non si è stati a guardare. «Già il 16 giugno abbiamo richiesto e ottenuto un incontro con Ats - fa sapere il sindaco -. Ci è stato riferito che, pur essendovi un buon numero di professionisti che non hanno un’assegnazione, la legge non consente trasferimenti d’ufficio. Ats ha comunque indetto un bando provvisorio, in attesa di quello definitivo, previsto per marzo del 2022. Il bando, però, è andato deserto». Gli amministratori serlesi hanno quindi incontrato il consigliere regionale Floriano Massardi, che ha promesso il suo interessamento, comunicando l’intenzione di presentare, sul problema diffuso e crescente della scarsità di medici di famiglia, una mozione al Pirellone. La mozione è stata illustrata in Consiglio nei giorni scorsi. Il documento, dopo aver ricordato come «nei prossimi cinque anni nella sola Lombardia saranno quattromila i medici di famiglia che smetteranno di esercitare», impegna la Giunta a farsi portavoce della grave situazione presso il Governo nazionale.

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