Serle: in migliaia alla fiaccolata per Mirko
Alle 20.30 le associazioni di volontariato stanno in municipio intorno al sindaco di Serle, Gianluigi Zanola, la piazza si riempie di una comunità di donne e di uomini, giovani e anziani, una fiaccola ogni cinquanta per rischiarare il corteo che salirà verso il paese dei Franzoni, dove sabato sera Mirko ha ucciso un 26enne che aveva derubato la casa del fratello.
La chiesa, il municipio, la piazza parlano con le coscienze dei serlesi, di chi è venuto da fuori, richiamato dalla comunicazione on line. Non esiste un segno di parte, un vessillo, una bandiera, non si alza un rumore se non delle parole normali più basse del rumore dei passi.
Il sindaco guida il lungo corteo che a tratti diventa una sorta di processione, quando uscendo dalla piazza, la prima linea svolta già al primo tornantone e alla fine delle cinque curve percepisci la serietà di qualche migliaia di cittadini venuti su a Salvandine per dimostrare la vicinanza alla madre e al padre di Mirko, per dire che sono stanchi dei furti, per dichiarare in tanti, dal pomeriggio alla notte, che lui era in buona fede e adesso si dovrà tenere conto della tensione, della pulizia morale di un giovane titolare di un’officina, solo lavoro e caccia. E dell’albanese, di quell’Eduard di 26 anni, morto nel suo sangue, pregiudicato sì, ladro sì, ma non al punto di rubare la vita di un altro?
Davanti alla casa dei Franzoni, dopo tre quarti d’ora di cammino, come in una specie di presepio tragico verso una capanna addolorata, il sindaco di Serle si è fermato, si è voltato verso la sua comunità e ha detto: «Grazie per il vostro silenzio». Ha aperto il cancelletto ed è entrato nella casa dei Franzoni, nella casa di Mirko. Il dolore si deve vivere vicini, in un paese ancora di più, perché è più possibile. Infine, al davanzale sono comparsi lei e lui. «Grazie di tutto», hanno detto a voce bassa prima l’uno e poi l’altra ed è partito un applauso lungo, che è salito verso i boschi alti ed è disceso verso la piana delle cave.
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