Valsabbia

Prevalle: morì nel lager, 77 anni dopo la medaglia d’onore

Consegnata al fratello 94enne Pietro, che anni fa portò dei fiori sulla tomba in Germania
Raffaele Filisina - © www.giornaledibrescia.it
Raffaele Filisina - © www.giornaledibrescia.it
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È arrivata settantasette anni dopo, ma è arrivata. La Presidenza del Consiglio ha finalmente assegnato la medaglia d’onore alla memoria del prevallese Raffaele Filisina, morto in un lager nazista. Un destino terribile, quello toccato a Raffaele.

Storia. Appena diciottenne, nell’aprile 1942 era stato arruolato nell’Ottavo Reggimento Armieri come autista. Imbarcato l’anno dopo per l’Albania, era arrivato al porto di Durazzo l’8 settembre, ossia proprio il giorno dell’armistizio. Così, non aveva fatto in tempo a mettere piede a terra che i tedeschi, fino a poche ore prima alleati e ora improvvisamente diventati nemici, lo avevano catturato e spedito con gli altri commilitoni in Germania. Cominciava così per il giovane soldato la più dolorosa delle odissee. Dapprima internato allo stalag di Dortmund, poi al comando di lavoro di Wetten, quindi nel lager di Bathorn e, per ultimo, al «Gross Fullen» di Meppen, ai confini con l’Olanda. A casa Filisina - dove attendevano il papà Domenico, la mamma Enrichetta, i fratelli Angelo e Pietro - arrivavano poche e frammentarie notizie, che tuttavia non lasciavano presagire nulla di buono. Finché, alla vigilia di Natale del 1944, al municipio di Prevalle veniva comunicato che Raffaele era morto mesi prima, il 3 agosto, a Meppen, ufficialmente di tubercolosi.

Pietro Filisina sulla tomba del fratello Raffaele © www.giornaledibrescia.it
Pietro Filisina sulla tomba del fratello Raffaele © www.giornaledibrescia.it

 

Sentimenti. Le autorità del paese decidevano di aspettare qualche giorno prima di informare i familiari: troppo crudele, avevano considerato, far loro trascorrere il Natale così. Quando infine si erano risolti a farlo, Enrichetta aveva confessato che, dentro di sé, lei lo sapeva già. Per quelle vie misteriose che guidano il cuore d’una madre, la donna aveva intuito, proprio in quei giorni, che il figlio aveva ormai cessato di vivere.

 

Commemorazione. Il 2 giugno la medaglia d’onore è stata consegnata nelle mani del fratello, Pietro «Rico», lucidissimo 94enne, che tempo fa aveva voluto partire per la Germania per depositare un fiore sulla tomba di Raffaele, nel cimitero riservato ai militari italiani vittime dell’abominio nazista. La cerimonia a palazzo Morani, su iniziativa del Comune.

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