Valsabbia

Omicidio Jessica, i Ris scovano nuove tracce

Sul cuscino che la vittima aveva con sé quando è stata trovata c’è il sangue con un doppio profilo
La vittima Jessica Mantovani aveva 37 anni - Foto © www.giornaledibrescia.it
La vittima Jessica Mantovani aveva 37 anni - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

Una traccia dopo l’altra. Seguendole gli inquirenti stanno per chiudere l’indagine sulla morte di Jessica Mantovani. O almeno questo è l’auspicio ad un anno di distanza dal ritrovamento nelle acque della centrale idroelettrica di Prevalle del corpo senza vita della 37enne di Villanuova sul Clisi. Morta non per annegamento, come poteva sembrare all’inizio, ma per le botte ricevute e le numerose fratture.

La svolta sembra davvero vicina, anche se chi indaga sceglie la strada della prudenza e aspetta di avere tra le mani l’ultima e definitiva relazione dei Ris di Parma. Così come i genitori di Jessica che da un anno, ripetendo che di non aver mai creduto all’iniziale ipotesi del suicidio, aspettano la verità. Vogliono sapere chi ha ucciso la figlia e per quale motivo non sia stata salvata quando ancora era viva.

Intanto dai laboratori emiliani però è arrivato un nuovo dato: sul cuscino che la donna aveva con sè quando è stata recuperata ormai cadavere, ci sono tracce di sangue con un doppio profilo genetico. Uno è quello della vittima e il secondo è riconducibile ad un uomo. Lo stesso doppio Dna che i Ris hanno isolato anche su una coperta. Senza contare che l’identico risultato era emerso nelle scorse settimane analizzando un materasso ed un pezzo di un’altra coperta che erano presenti a casa di Giancarlo Bresciani, il 50enne proprietario dell’abitazione dove, per stessa ammissione dello stesso, Jessica aveva trascorso la sua ultima serata in vita, e che da tempo è iscritto nel registro degli indagati, a piede libero, con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere.

Il sangue mischiato a quello della 37enne, e presente sui reperti analizzati venerdì scorso, non sarebbe però di Bresciani e per questo il pubblico ministero Gianluca Grippo, titolare dell’inchiesta, ha chiesto ai Ris di capire se appartiene al secondo indagato. Quel Marco Zocca, 23enne di Prevalle, che fin qui ha negato ogni aspetto portato all’attenzione dagli inquirenti. Ha spiegato che non conosceva Jessica Mantovani e neppure Giancarlo Bresciani e poi che la sera della scomparsa della donna lui era a casa e non si è mai mosso. A smentirlo, secondo quanto ricostruito dalla Procura, ci sarebbero però i tabulati telefonici dai quali emergerebbe che i due uomini in verità si conoscevano viste le numerose telefonate intercorse tra loro nelle giornate del 12 e del 13 giugno di un anno fa.

Dall’analisi del traffico telefonico di Zocca emergerebbe poi che la sera del 12 giugno, quando Jessica scompare, il padre del giovane cerca di chiamare il figlio, ma il cellulare non risulta raggiungibile. Bresciani e Zocca avrebbero poi utilizzato un’applicazione per provare a cancellare, senza riuscirci in modo definitivo, tutti i contatti successivi alla notte incriminata.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia