Valsabbia

Lombardia: presidenti delle province fuori da Upi

I presidenti delle province lombarde hanno deciso di uscire dall’Unione Province Italiane (Upi), per protestare contro la spending review.
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I presidenti delle province lombarde hanno deciso di uscire dall’Unione Province Italiane (Upi), per protestare contro i tagli e il riordino previsto dalla spending review. La decisione è stata presa all’unanimità dai 12 presidenti di provincia lombardi durante una riunione dell’Upl (Unione Province Lombarde) a Milano.
   
Il riordino prevede che in Lombardia rimangano solo le province di Milano, Brescia, Bergamo e Pavia. Per Como, Varese, Monza-Brianza, Lodi, Mantova, Cremona, Sondrio e Lecco vi sono varie ipotesi di accorpamento che, allo stato, scontentano tutti. I presidenti delle province lombarde sono intenzionati inoltre a costruire un’alleanza con i colleghi di Liguria, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte per creare un’associazione delle province settentrionali.
Una decisione che ha spiazzato l’Upi e il suo presidente, Giuseppe Castiglione: «La decisione delle Province lombarde di lasciare l’Unione Province d’Italia ci addolora, soprattutto perchè il momento così delicato merita invece il massimo della coesione nazionale e istituzionale».
  
«La media pro capite dei costi delle nostre province è di 100 euro per cittadino - ha spiegato Massimo Sertori (Lega Nord), presidente dell’Upl e della provincia di Sondrio - mentre altre province italiane costano tre volte tanto. Riteniamo che il sistema dei tagli penalizzi gli enti virtuosi che hanno già attuato una spending review interna razionalizzando le spese».
Il presidente della Provincia di Milano Guido Podestà ha sottolineato che con il riordino «stiamo andando verso un’Italia sempre meno federale e sempre più centralista» e ha aggiunto: «C’è una carta costituzionale che non viene rispettata e inoltre l’accorpamento non porterà alcun risparmio effettivo».
Alla battaglia dei presidenti di Provincia si è unita la nuova giunta regionale che ha approvato una delibera con cui boccia il riordino perchè la modifica «rischierebbe seriamente di depauperare i livelli dei servizi ai cittadini». Nella delibera la Giunta regionale chiede al Governo di «valutare con attenzione la peculiare specificità sia territoriale sia demografica della Lombardia, che non costituisce certo un caso di ingiustificata parcellizzazione territoriale».

Secondo la giunta l’unica ipotesi di accorpamento disponibile resta quella approvato dal Consiglio autonomie locali (Cal), che prevede una Lombardia con otto province e Milano città metropolitana. Ciò anche perchè a causa della crisi politica, il Consiglio regionale non è riuscito a discutere in aula il riordino. «Noi - ha affermato Formigoni - proponiamo di mantenere inalterata la situazione delle Province Lombarde, tenendo conto che si tratta di enti in una situazione di buona amministrazione».

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