Valsabbia

La chiesa di Santa Maria Bambina a Odolo ritrova l’antico splendore

Conclusi dopo due anni i lavori di restauro dell’antica chiesa della frazione di Cagnatico
L'interno della chiesa di Santa Maria Bambina a Cagnatico, frazione di Odolo - © www.giornaledibrescia.it
L'interno della chiesa di Santa Maria Bambina a Cagnatico, frazione di Odolo - © www.giornaledibrescia.it
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Ci sono voluti più di due anni di lavoro per completare il restauro dell’antica chiesa di Santa Maria Bambina a Cagnatico, piccola frazione di Odolo. Un intervento iniziato col parroco don Gualtiero Pasini e terminato con don Nicola Signorini (che ne ha raccolto l’eredità) e affidato alle cure dello staff del professor Leonardo Gatti.

Il restauro

«Quando abbiamo cominciato, dopo le dovute autorizzazioni da parte della Sovrintendenza, l’antica chiesa si trovava in condizioni di cattiva conservazione - ha sintetizzato il restauratore Gatti -. Riportare tutto nelle condizioni originali si presentava come una sfida complessa e delicata, che ha richiesto l’utilizzo di tecniche innovative. Il risultato finale è ora sotto gli occhi di tutti».

La pala d'altare - © www.giornaledibrescia.it
La pala d'altare - © www.giornaledibrescia.it

Sistemata la struttura, in modo particolare gli elementi architettonici ed il campanile, è stata la volta dell’apparato decorativo interno. Ultimi interventi quelli sull’ancona e sulla grande pala dell’altare maggiore, oltre che sul dipinto che sovrasta l’altare dedicato a Sant’Antonio da Padova, abbracciato da una cornice di legno intagliato impreziosita da oro zecchino. Alla fine è stato restituito al suo originario splendore un autentico gioiello di arte sacra valsabbina. Non senza sorprese.

Ritrovamenti

«Intervenendo sulle tinteggiature - spiega sempre Gatti - abbiamo trovato tracce dell’antica decorazione originale, ancora ricca e luminosa, che abbiamo in buona parte recuperato sia sulle lesene sia nelle cornici che contornavano gli affreschi ai lati del presbiterio». L’altra sorpresa quando è stata smontata la grande pala dell’altare maggiore: il dipinto era composto da due pezze di tela cucite tra loro orizzontalmente, quella in basso cinquecentesca e la parte alta settecentesca. Sul retro una grande scritta che confermava quanto appurato: «Refatta tutta da Antonio Moncini, dilettante senza istruzione, finita nel 1.791».

L’ipotesi è che il pittore «dilettante», come lui stesso si è definito, abbia unito due tele nell’unica pala dedicata a S. Maria Bambina, ricavandone un unico dipinto. Un lavoro considerato «assai dignitoso» dagli stessi esperti. Un restauro lungo e complesso che ha coinvolto a diverso titolo numerosi volontari del paese e che ha potuto beneficiare di contributi da parte della Fondazione Ferriera Valsabbia, della Fondazione della Comunità Bresciana e di altre aziende locali.

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