Valsabbia

Iuschra: «Questi ragazzi devono vivere come gli altri»

Lo sostiene Paolo Zampiceni, presidente dell’associazione Autismando
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«I ragazzi autistici devono vivere come gli altri»
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«Ogni bambino autistico è differente, come lo sono le storie delle famiglie. L’unico fattore comune è il rischio. Noi genitori possiamo limitare i pericoli, stare attenti, ma queste cose capitano». A dirlo è Paolo Zampiceni, presidente dell’associazione Autismando e papà di Francesco che ha 20 anni ed è autistico in merito alla scomparsa a Serle di Iuschra

La risposta con le dovute cautele - «Non c’ero, non conosco la situazione adeguatamente per darne un giudizio» - è al botta e risposta che in questi giorni si sta consumando sui social su quanto successo a Iuschra.

Due fazioni: c’è chi dice che certe attività non dovrebbero essere fatte da bambini e ragazzi autistici; c’è chi invece - e la maggior parte sono genitori di figli affetti dalla patologia - spiega quanto sia importante per questi ragazzi vivere una vita più normale possibile insieme ai coetanei. Ne è cosciente Zampiceni che ha dovuto affrontare in prima persona eventi simili: «Francesco - racconta - a sei anni è uscito di casa, mia moglie quando se n’è accorta ha cominciato a rincorrerlo. Lui vedendola correre ha pensato ad un gioco e ha cominciato a scappare. Qualche anno fa è successo nuovamente: eravamo ad una manifestazione sportiva benefica, quando ha visto un gruppo di corridori li ha seguiti. Ho passato due ore a non sapere dove fosse mio figlio, posso solamente immaginare la disperazione dei genitori di Iuschra. Questo, però, non mi ha impedito di mandare Francesco in gita scolastica in Spagna e a Berlino».

Non ci sono colpe né colpevoli, insomma, sono cose che possono capitare: «Credo sia importante che questi ragazzi abbiano una vita sociale - dice Zampiceni -. Noi possiamo cercare di proteggerli, ma non possiamo prevedere tutto. Non voglio dire che sia una regola che gli autistici scappino, ma succede e anche di frequente. Questo non ci deve spaventare a tal punto di non permettere ai nostri figli di fare esperienze».

La certezza è, quindi, che sono situazioni difficili da gestire: «La responsabilità è molta - conclude - e so che quando succedono queste cose ci si colpevolizza. Lo staranno facendo gli educatori come i genitori, è naturale. Ma non è possibile avere tutto sotto controllo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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