Valsabbia

Autorizzò lo scarico nel fiume Chiese: indagato funzionario

Quello scarico non doveva esserci. E nemmeno l’autorizzazione dell’ente Provincia
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Quello scarico non doveva esserci. E nemmeno l’autorizzazione dell’ente Provincia.

Per questo ieri mattina i carabinieri del Noe, su ordine del sostituto procuratore Ambrogio Cassiani che tempo fa ha aperto un’inchiesta, hanno posto sotto sequestro uno scarico riconducibile, secondo gli inquirenti, alla Gesm group di Gavardo e che per anni sarebbe finito nel fiume Chiese sversando metalli pesanti e cianuri.

Stando all’inchiesta della Procura l’azienda, specializzata nel trattamento galvanico e dichiarata fallita nel luglio 2013 prima della nuova attuale vita, aveva ottenuto un’autorizzazione provvisoria da tempo che però non doveva essere firmata e che ad oggi risulterebbe ancora valida.

Così nel registro degli indagati è finito il dirigente della Provincia di Brescia che fino al 2013 aveva dato il via libera allo scarico. È accusato di abuso di ufficio perchè secondo le normative attuali non sono previste autorizzazioni temporanee per quanto riguarda gli scarichi.

Lo dimostrano anche i recenti dinieghi che l’Assessorato provinciale all’ambiente ha firmato recentemente sulle richieste pervenute da alcuni Comuni del territorio. Negli anni sono stati numerosi i controlli dell’Arpa nei capannoni della Gesm group e mai sarebbero emerse criticità. Stando a chi indaga il problema era a monte: a chi aveva dato il proprio assenso ad uno scarico che a periodi trasformava il Chiese in un fiume di schiuma per effetto dei metalli pesanti che finivano nelle acque che attraversano Gavardo. 

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