Valcamonica

Tricolore in Adamello: l'Ana abbandona, no dal Cai

Il progetto del maxi tricolore in Adamello si indebolisce e perde altri pezzi
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Il progetto del maxi tricolore in Adamello, da stendere nel luglio 2018 sulla parete Nord per celebrare la vittoria della Guerra, si indebolisce e perde altri pezzi. Semmai ce ne fosse bisogno, visto che il mese scorso il Parco dell’Adamello ha espresso parere negativo sul progetto preliminare presentato da Roberto Bontempi, presidente di Impronta camuna.

Di fatto, con il no secco del Parco, l’idea è impossibile da realizzare, se non fosse che Bontempi ha annunciato di voler trovare vie alternative per concretizzare comunque l’iniziativa.

Per questo sabato si riunirà per la prima volta il comitato promotore, messo insieme dallo stesso Bontempi, che dovrà decidere il da farsi.

Nel frattempo, il comitato stesso sta perdendo pezzi «da novanta», sodalizi che - per la loro stessa essenza - avrebbero conferito più corpo all’idea del grande tricolore da un chilometro da stendere per due settimane lungo la parete Nord.

A fine agosto il segretario dell’Associazione nazionale alpini, Maurizio Plasso, ha scritto a Bontempi e al presidente delle penne nere camune, Mario Sala, per «comunicare di non poter aderire all’iniziativa». L’associazione, si legge, è disponibile a valutare eventuali altre iniziative che commemorino l’importante anniversario. Ma del «bandierone» non se ne parla. Lo stesso Sala, dal palco del Pellegrinaggio in Adamello a fine luglio, aveva scandito bene che «il Pellegrinaggio appartiene agli alpini e nessuno può pensare di appropriarsi di un appuntamento da sempre voluto dalle penne nere».

Ieri, inoltre, anche il Cai ha preso posizione sul progetto. Il Club, che conta nel Bresciano oltre 14 mila soci, rappresenta una delle realtà con maggiore esperienza e autorevolezza, per le modalità proposte, di fruire in modo responsabile degli ambienti montani.

Nel corso di un incontro ad hoc hanno espresso parere contrario il presidente Carlo Fasser e i vice Renato Veronesi e Fabrizio Bonera.

Le motivazioni esposte si riconducono a una serie di considerazioni di carattere ambientale, tecnico e metodologico. Il presidente ha riferito che, in considerazione della delicatezza degli ecosistemi d’alta montagna nei quali dovrebbero svolgersi le operazioni di trasporto dei materiali e di fissaggio del tessuto, l’iniziativa non è opportuna e rappresenterebbe un fattore di violenza verso la montagna.

Per i tre la ricorrenza andrebbe celebrata attraverso riflessioni non gridate e con modalità prive di spettacolarizzazione, totalmente estranea agli ambienti d’alta quota. Il «bandierone» è letto come iniziativa più fine a sé stessa che utile a rafforzare la memoria dei tragici eventi e di dubbio gusto verso chi ha perso la vita nel conflitto.

Veronesi e Bonera hanno infine ricordato che non solo a Brescia, ma anche nelle sezioni Cai in Valcamonica numerosi soci hanno espresso parere contrario. 

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