Valcamonica

Ponte tibetano di Vezza d'Oglio: ultimi appelli prima del referendum

Il voto di domenica 25 giugno per decidere se realizzare l’opera da due milioni, lunga 465 metri, per collegare le due sponde della Valgrande
Il progetto del ponte tibetano in Valgrande
Il progetto del ponte tibetano in Valgrande
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A Vezza d’Oglio la temperatura si sta scaldando e non solo dal punto di vista meteorologico, ma soprattutto per l’avvicinarsi del referendum con il quale si potrà dire si o no al ponte tibetano. I seggi saranno aperti per l’intera giornata di domenica e, in questi giorni che precedono le votazioni, tutti stanno uscendo allo scoperto. E la cittadinanza si sta dividendo in due fazioni.

Per il sì

L’Amministrazione del sindaco Diego Occhi, promotore dell’opera, ha organizzato, domani alle 21 al Centro eventi, il secondo incontro informativo sulla realizzazione della passerella sospesa in Valgrande, definita
«un’opportunità di sviluppo turistico dell'alta Valle». Il ponte costerà circa 2 milioni, sarà posizionato a 1.360 metri di quota collegando le sponde della Valgrande, dalla santella di Gusà (frazione Tù) alla località Glant (frazione Grano). Sarà lungo 465 metri e alta 73, diversificando l’offerta di percorsi a bassa quota di Vezza.

Per il no

L'alternativa è migliorare l'offerta di percorsi per il trekking
L'alternativa è migliorare l'offerta di percorsi per il trekking

La minoranza, in queste ore, ha diffuso un volantino in cui dichiara di voler votare no «perché la Valgrande è patrimonio da tutelare e, se ami davvero Vezza, dimostralo andando a votare, perché l’opinione conta e votare è un diritto». Per il capogruppo Gianmaria Rizzi le ragioni per dire no sono tante: per l’impatto ambientale e salvaguardare la Valgrande, perché il piano economico è poco attendibile, per i disagi alla viabilità in paese e nelle frazioni, per investire i fondi in un turismo più sostenibile. L’opposizione non si ferma al no, ma propone anche una serie di alternative, dal recupero dei sentieri per trekking e bike all’introduzione di navette e limitazioni al transito, dell’estensione della rete sentieristica, ponendo al centro il rifugio Occhi ristrutturato come da progetto originario, al posizionamento di torri per l’avvistamento faunistico, dalla ristrutturazione dello stabile ex Bim, creando la Porta dei due Parchi, alla manutenzione di alvei e boschi. «Vorremmo che il territorio e le aree protette non fossero solo zone di divieto - conclude Rizzi -, ma anche opportunità di lavoro e fonte di reddito grazie a un turismo più sostenibile, per questo invitiamo tutti a dire no».

Anche il gruppo Vezza sostenibile, che ha promosso il referendum, fa appello al no, denunciando «l’atteggiamento preoccupante, autoritario e arrogante» degli amministratori vezzesi, «per nulla propensi al confronto e disponibili all’ascolto dei cittadini». Il vero problema, sostiene il comitato, è la «totale mancanza di una visione realistica di un futuro sostenibile per Vezza d’Oglio, sostituita dalla pericolosa volontà di lasciare un segno indelebile del proprio passaggio, sfregiando uno dei luoghi più belli».

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