Valcamonica

Montecampione saluta l'ultimo ospite

Montecampione saluta l'ultimo ospite: si chiude la porta delle Baite 1800 e si spengono le luci sulla vicenda profughi
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Si chiude la porta delle Baite 1800 e si spengono le luci su una vicenda paradossale, che ha portato oltre cento profughi scappati dalla Libia a vivere per circa quattro mesi in cima alle montagne della Valcamonica.

Fissiamo due date, in questa storia che ha fatto discutere, litigare e impegnare tutta la provincia: 25 giugno, con l’arrivo a Montecampione di due pullman da Lampedusa, e 10 novembre, con l’ultimo immigrato a salutare i volontari e il gestore, prima di andarsene. Il progetto di accoglienza diffusa - messo in atto dalla Comunità montana, insieme a una quindicina di Comuni, e dallo Sprar di Breno (Sistema di protezione richiedenti asilo rifugiati), insieme alla cooperativa K-Pax - ha permesso di dislocare le 136 persone ospitate a Montecampione e in Valpalot in piccoli nuclei sparsi in Valcamonica e nel Bresciano.

Nello specifico, 66 profughi sono stati indirizzati in Valle: 5 ad Artogne, Breno, Cividate, Esine, Niardo, Piancamuno e Piancogno, 4 a Cerveno, 3 a Sellero, 2 a Capo di Ponte e Darfo e 20 a Edolo. Gli altri settanta sono stati trasferiti nelle strutture bresciane. Il progetto di accoglienza diffusa, partito in agosto, ha visto la concretizzazione il 4 ottobre, con l’avvio dei primi trasferimenti. In provincia, oggi, sono presenti 174 profughi nel distretto di Valcamonica (di cui oltre la metà inseriti in strutture di accoglienza di secondo livello) e 90 nella città di Brescia (quasi tutti in carico a strutture alberghiere temporanee).

Da risolvere, anche se meno problematico, resta il nodo di Corteno, dove in una casa vacanze alloggiano 82 immigrati (secondo lo Sprar, è una «situazione di criticità e conflitto con la gestione, che necessita quanto prima di interventi e soluzioni idonee»). Oltre all’attuazione dell’accoglienza diffusa, lo Sprar ha condotto (e conduce) un continuativo lavoro di assistenza e intervento emergenziale. In particolare, hanno agito sulle proteste, fughe di gruppo e scioperi della fame.

Tutti ricordano, a esempio, a inizio settembre la fuga a valle di 35 profughi da Montecampione, che si è risolta con alcuni colloqui in Prefettura, oppure il fallimento delle prime due de-localizzazioni su Azzano Mella e Gargnano a metà ottobre. Oggi, oltre a risolvere i nodi rimasti, occorre monitorare la situazione, perché il secondo livello di accoglienza prosegua senza intoppi.
 

g. moss.
 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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