Valcamonica

Duecento firme contro i due hub delle incisioni a Ceto e Capo di Ponte

Un gruppo di associazioni camune contro il progetto per il museo nell’ex sito NK
Le incisioni rupestri della Valle Camonica © www.giornaledibrescia.it
Le incisioni rupestri della Valle Camonica © www.giornaledibrescia.it
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A un mese dalla presentazione dei maxi progetto Imago della fondazione Valle dei Segni della Comunità montana, che prevede la realizzazione di due hub, tra Ceto e Capo di Ponte, per la valorizzazione delle incisioni rupestri, a partire da un museo esperienziale nel sito industriale dismesso ex NK, un gruppo di associazioni camune si sono unite per far sentire il loro dissenso.

Con una lettera, il gruppo di sodalizi, tra cui Archeocamuni, Camuniverso, Legambiente, proloco Capodiponte e Lontanoverde, affermano che «manca totalmente un’analisi dello stato dell’arte sull’attuale organizzazione e gestione del patrimonio naturale, storico e culturale su cui si sta focalizzando l’attenzione. Tutto parte da una proposta di pesante e costosa infrastrutturazione (due hub e due funivie, per circa 26 milioni) senza specificare per quali bisogni e utilità, non affrontando le reali criticità e in mancanza di una visione di prospettiva».

L’intervento prevede 150mila visitatori l’anno ma, secondo le associazioni, manca una visione sul turismo necessario al territorio, sulle ricadute, sulle relazioni con la Valle: «È urgente ragionare di questo più che di astratte quantità - affermano - e la proposta non va calata, ma progettata assieme. Riteniamo sia doveroso definire una politica di gestione del sistema culturale e turistico incentrata su conoscenza e consapevolezza dell’immenso patrimonio di cui siamo custodi, da diffondere con attività meno impattanti. Auspichiamo si riesca a valorizzare la Valcamonica per quello che è già ora, un museo a cielo aperto che non deve vendersi alle esigenze ludiche di un target di turismo che si accontenterebbe di vivere un’esperienza costruita e svuotata di quelle fondamentali modalità di approccio lente, sostenibili ed esperienziali».

La lettera ricorda anche che Naquane, da tempo, propone orari che ne impediscono la corretta fruizione e che non c’è cenno alla gestione futura. In calce ci sono duecento firme, molte di operatori culturali (Info e adesioni a collettivo5.37@gmail.com).

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