Valcamonica

Corpo a Temù: gli indizi che portano verso Laura Ziliani

Una volta accertato il Dna, il passaggio determinante lo stabilirà l'autopsia
Il luogo del ritrovamento del corpo a Temù - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il luogo del ritrovamento del corpo a Temù - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Gli inquirenti non hanno più dubbi. Il cadavere trovato a Temù, in Vallecamonica, è di Laura Ziliani, la vigilessa scomparsa lo scorso 8 maggio. L'ultima parola spetta alla scienza ed è per questo che la Procura di Brescia, guidata da Francesco Prete, ha disposto l'esame del Dna e successivamente l'autopsia sul corpo ritrovato saponificato, in avanzato stato di decomposizione e irriconoscibile.

 Gli esami medici e biologici sono stati conferiti al dipartimento di medicina legale degli Spedali civili di Brescia diretto dal professor Verzeletti ed entro la fine della settimana potrebbero arrivare le prime risposte certe sull'identità del cadavere che una famiglia di turisti ha notato dietro ad un cespuglio a pochi passi dal fiume Oglio, una zona battuta a più riprese durante le ricerche dei mesi scorsi. Una volta accertato il Dna, il passaggio determinante lo stabilirà l'autopsia al fine dell'indagine aperta dal pubblico ministero Caty Bressanelli che ha iscritto nel registro degli indagati con le ipotesi di reato di omicidio volontario due delle figlie di Laura Ziliani e il fidanzato della maggiore.

«No comment, non ho nulla da dire» ha detto rispondendo al citofono di casa la figlia maggiore, che ha 27 anni, e che vive in città. Distrutta dal dolore la mamma di Laura Ziliani, e nonna delle nipoti indagate, che già dieci anni fa aveva perso un figlio per malattia. La donna, 82 anni, in attesa di risposte certe sul Dna chiede di arrivare alla verità. Il cadavere recuperato domenica mattina a Temù, era praticamente senza vestiti, se non l'intimo, e senza scarpe. Aspetto sul quale chi indaga sta lavorando, anche perché l'ex vigilessa la mattina della scomparsa, stando a quanto raccontato dalla figlia più grande che ha sporto denuncia, era uscita di casa per fare una passeggiata in montagna, la sua grande passione.

«È verosimile ritenere che la donna alle 7.05 dell'8 maggio possa essere scesa in cantina per prendere una giacca per uscire e per verificare la presenza di attrezzature utili alla gita già programmata per il giorno successivo con le figlie», scrivono in una relazione agli atti i carabinieri che indagano sul campo. Dove sono finiti tutti gli abiti? Era davvero sua la scarpa ritrovata il 23 maggio a circa 600 metri dalla zona in cui è stato recuperato il corpo? Sono solo alcune domande sul tavolo del magistrato titolare dell'inchiesta che aspetta poi di conoscere la relazione del consulente informatico sui cellulari della donna scomparsa e su quelli a disposizione dei tre indagati. 

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